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Marineo, la battaglia contro bulli e cyberbulli si vince a scuola

Il maggiore Montemagno parla agli studenti

Continua il percorso di legalità nella scuola secondaria di primo grado di Marineo "Mario Francese".  Realizzato un  secondo incontro di formazione-informazione sulla tematica del cyberbullismo e sull’uso consapevole dei sistemi informatici. La formazione, in entrambe le giornate, è stata condotta dal maggiore Marco Montemagno, comandante della compagnia dei carabinieri di Misilmeri che ha fatto una disamina su cosa si intenda per bullismo.

Il maggiore ha risposto alle domande rivoltegli dagli alunni. "Nel bullismo bisogna porre - ha detto Montemagno - la cosiddetta maggioranza silenziosa: tutti coloro cioè che sanno, ma che per paura tacciono e inconsapevolmente diventano complici. Quando si è vittima o spettatore di atti del genere: rivolgersi agli adulti, genitori, amici, insegnanti e alle apposite strutture, nei casi più gravi". E’ stato rimarcato il concetto di diversità nella sua accezione di risorsa piuttosto che di disvalore. "Soprattutto questi mesi - ha continuato Montemagno - e negli ultimi due anni trascorsi ci hanno visto più attivi sui social, al computer, nelle chat dove si perde la percezione dei limiti spazio-temporali e facilmente ci si trasforma in leoni da tastiera. Su internet la cassa di risonanza di atti di bullismo è molto ampia e le conseguenze psicologiche e fisiche della vittima incalcolabili. Essere sempre connessi significa essere sempre tracciabili e quindi più soggetti a pericoli  soprattutto senza la guida degli adulti".

L’incontro ha avuto come parte integrante e stimolante per ulteriori riflessioni la proiezione di due video realizzati dalla classe 3b di Marineo sotto la guida del professor Puma. Il primo video, realizzato dall’alunna Paola Bivona, ha riguardato Carolina Picchio, una ragazzina di 14 anni suicida per colpa dei bulli. Ad una festa, una sera, beve un po’ troppo, si sente male e diventa incosciente. Alcuni ragazzini del gruppo mimano su di lei degli atti sessuali, poi si rendono conto che sta veramente male e chiamano il padre, non sapendo cosa fare. Le scene vengono riprese con alcuni cellulari e fatte girare su whatsapp. Quei due minuti di ripresa rappresentano per Carolina l’inizio della fine: la ragazza si vergogna, non vuole più uscire di casa, e una sera si scatta un ultimo selfie, scrive due righe “……le parole fanno più male delle botte…” e si lancia dalla finestra della sua stanza. Viene da chiedersi: “Chi tormenta, maltratta, minaccia, umilia…perché lo fa?” La risposta è secca: “Perché è solo un gioco”.

Il secondo video è stato realizzato dagli alunni Gaetano Catanzaro, Sofia Cannella e Sofia Rigoglioso e riguarda la manifestazione contro il DDL Zan. L’omosessualità non va considerata una malattia e i bambini che crescono con due genitori dello stesso sesso non sviluppano alcun disturbo se non quello che potrebbero incontrare nella loro vita, vale a dire l’omofobia. Gli alunni ribadiscono il concetto che la diversità è una ricchezza, che non esiste la normalità e l’anormalità, ma il diritto di tutti ad essere felici.

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