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Epatite acuta nei bambini in Sicilia, l'esperta: "Ecco quando rivolgersi al medico"

Epatite

Attenzione sì, allarme no. La situazione in Sicilia per quanto riguarda i casi di epatite acuta nei bambini è, al momento, "assolutamente sotto controllo". A dirlo è la professoressa Claudia Colomba, direttore UOC Malattie Infettive Pediatriche dell'Ospedale dei Bambini di Palermo, centro di riferimento non solo del capoluogo ma di tutta la Regione.

"Come è successo in altri luoghi, in Italia e in Europa, quando abbiamo notato dei segni di epatiti di origine sconosciuta o comunque poco chiare, abbiamo fatto una segnalazione, ma fino a questo momento la situazione non è assolutamente preoccupante.  Dobbiamo continuare ad indagare, così come sempre succede quando si tratta di un virus che potrebbe anche essere nuovo", dice la Colomba.  Il bimbo di 5 anni che era ricoverato al "Di Cristina" "era una situazione che abbiamo indagato perchè aveva le transaminasi superiore a 500, ma ora sta bene e potrebbe essere dimesso presto".

La professoressa Colomba indica anche quando rivolgersi al medico per ulteriori controlli: "Quando ci sono sintomi come febbricola, disturbi intestinali per 48/72 ore e soprattutto quando notiamo nel bambino segni itterici (colorazione gialla alla pelle e negli occhi), ci si deve rivolgere al pediatra per fare ulteriori accertamenti"

In Sicilia, fino ad ora, sono stati segnalati tre casi sospetti di epatite acuta nei bambini.

In Italia fino ad ora i sospetti sono 20, di cui 8 sono i casi che rientrano nella definizione dell’Oms, mentre 12 sono in corso di accertamento. A fare il bilancio aggiornato della situazione è stato il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, che però ha invitato "a non fare allarmismi": non c'è una catena di contagio conosciuta, i casi sono ancora molto pochi e nella "stragrande maggioranza le cure sono state risolutive". Rimane comunque il grande interrogativo su quale sia la causa di questa inattesa diffusione di casi di epatite acuta senza che vengano trovati nei piccoli pazienti i virus «classici» dell’epatite.

L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato un primo focus sul tema, chiarendo con fermezza che il collegamento con il vaccino anticovid è del tutto infondato, se non altro perchè, essendo i bambini molto piccoli, la maggioranza non era nemmeno stata vaccinata.

Mentre L’Oms ha escluso anche legami con il consumo di alimenti o la somministrazione di medicinali. «Improbabile», secondo l’Iss, anche l’ipotesi adenovirus, avanzata da molti scienziati, e rilanciata invece oggi dall’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA), secondo la quale ci sarebbero sempre più prove crescenti che sia proprio un virus il responsabile, per l’esattezza l’adenovirus F41.

I sintomi

In Gran Bretagna, sottolinea l’Iss, "la presentazione clinica dei casi era di epatite acuta grave con aumento delle transaminasi (AST/ALT) superiore a 500 IU/L e in molti casi ittero. Nelle settimane precedenti, alcuni casi avevano presentato sintomi gastro-intestinali tra cui dolore addominale, diarrea e vomito. La maggior parte dei casi non ha presentato febbre. Alcuni casi hanno usufruito di cure specialistiche in unità epatologiche pediatriche e alcuni di questi hanno ricevuto un trapianto di fegato". In maggioranza un decorso benigno insomma, ma una quota non irrilevante ha invece avuto una forma grave, tanto da dover ricorrere al trapianto.

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