Approda in Cassazione l’indagine sui «furbetti del cartellino» al Comune di Termini Imerese, che - rilevano gli «ermellini» sulla scia di quanto accertato in appello a Palermo nel 2021 - ha messo a nudo «un allarmante contesto di assenteismo che aveva coinvolto la stragrande maggioranza dei dipendenti dell’ente locale», fatti emersi tra il 2017 e il 2018 nell’operazione «Ora legale», lo stesso titolo del film girato proprio a Termini Imerese da Ficarra e Picone. Così i supremi giudici hanno confermato la condanna a un anno di reclusione e 300 euro di multa per il bibliotecario, Agostino R., che con «consapevole e disinvolta partecipazione» non si era tirato indietro dal «comune negativo andazzo». Senza successo, il bibliotecario ha provato a sostenere - nel ricorso alla Suprema Corte - che in realtà era l’orologio marcatempo a non funzionare bene e a non garantire «in maniera affidabile i relativi accertamenti». Ma l’argomento si è rivelato un boomerang dal momento che nel caso del signor Agostino «il giudizio di responsabilità» relativo al reato di falsa attestazione in servizio «era fondato sulla mancanza assoluta della rilevazione, vicenda diversa ed evidentemente incompatibile» con il malfunzionamento «lamentato». Il bibliotecario infatti - scrive la Cassazione nel suo verdetto 14959 depositato oggi dalla Terza sezione penale - pur figurando presente «si trovava in luogo diverso da quello di lavoro», senza nemmeno aver avuto l’incomodo di furtive timbrature e rapide fuoriuscite dalla sede di lavoro.