Archiviazione dei procedimenti disciplinari a carico di Alberto Lilla, uno dei due dipendenti dell’Ufficio Interdistrettuale dell’Esecuzione Penale Esterna di Palermo, accusati di accesso indebito al sistema di protocollazione «Calliope». È quanto si apprende dal provvedimento dello scorso 14 aprile del magistrato Cristiana Rotunno, dell’Ufficio Procedimenti Disciplinari.
Ad accusare il lavoratore era stata Anna Internicola, attuale direttrice reggente dell’Uiepe, che aveva inviato all’Ufficio Procedimenti Disciplinari di Roma due segnalazioni che avevano determinato l’avvio degli accertamenti per i dipendenti. Per uno dei due è arrivata l’archiviazione: una notizia accolta con grande soddisfazione dalla Uil Pubblica Amministrazione, sigla alla quale Alberto Lilla è iscritto. «Non avevamo dubbi sull’infondatezza delle accuse – spiega il segretario generale di Palermo Alfonso Farruggia – e siamo certi che, pure per l’altro dipendente coinvolto nella vicenda, anch’egli iscritto alla Uilpa, si profili all’orizzonte lo stesso esito».
Riflessioni e osservazioni, da parte del sindacato, oggetto di una lettera che l’esponente della sigla ha trasmesso, tra gli altri, alla Direzione Generale del Personale, delle risorse e per l’attuazione dei provvedimenti del Giudice Minorile Dgmc, alla Direzione generale esecuzione penale esterna e di messa alla prova Dgmc e all’Ufficio III – Ufficio Provvedimenti Disciplinari - Direzione Generale del Personale, delle risorse e per l’attuazione dei provvedimenti del Giudice Minorile Dgmc del Ministero della Giustizia.
In sintesi, nei mesi scorsi, le due unità in servizio presso l’Ufficio, erano state accusate di avere tenuto una condotta inadeguata sotto il profilo disciplinare. Secondo l’amministrazione, i due dipendenti avrebbero effettuato – per motivazioni non legate alle rispettive mansioni e competenze – la visualizzazione dei documenti nel sistema di protocollazione denominato «Calliope», utilizzato dall’Ufficio. E, sempre secondo l’amministrazione, i due lavoratori sarebbero successivamente entrati in possesso, attraverso il download, di documenti il cui contenuto avrebbe, invece, dovuto rimanere strettamente riservato. Proprio su quest’ultimo punto il sindacato ha fondato la difesa dei propri iscritti : uno dei due, il funzionario Alberto Lilla, è stato nel frattempo rimosso dall’incarico di responsabile di Settore, relativamente alla Committenza del Tribunale Ordinario, per effetto della segnalazione inoltrata dalla direttrice reggente.
«L’incarico – spiega Alfonso Farruggia – è decaduto poiché erano venuti a mancare i presupposti del rapporto fiduciario tra l’amministrazione e il dipendente stesso».
«Ma la prima – aggiunge – ha preso un abbaglio poiché, se responsabilità fosse eventualmente esistita, non sarebbe certo stata a carico del funzionario, bensì della stessa amministrazione che non ha neppure formato adeguatamente l’unità in servizio per svolgere il delicato compito della protocollazione». Non è tutto. Come già sottolineato dal sindacato, infatti, i documenti al centro del caso non sarebbero affatto stati classificati dall’amministrazione come riservati: da qui, l’attività di routine compiuta dai due dipendenti, ovviamente non messi a conoscenza della natura dei documenti.
«Il provvedimento di archiviazione – sottolinea il segretario generale – evidenzia, al netto di qualsiasi dubbio, un fatto ormai incontrovertibile». Ovvero, il sistema «Calliope» non era né è destinato alla protocollazione di atti riservati. «Emergono altresì – prosegue l’esponente sindacale – l’inadeguatezza della gestione del personale in seno all’Ufficio e la ricerca, del tutto pretestuosa, di eventuali responsabilità, nella fattispecie inesistenti, nella condotta di un dipendente per rimuoverlo dagli incarichi che occupa». «Ciò che lascia sgomenti – osserva – è la violazione dell’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori: ma fortunatamente, l’Italia è uno Stato di diritto dove chi è ingiustamente accusato può rivolgersi agli organi competenti per ottenere giustizia». «Spiace davvero – conclude Alfonso Farruggia – che l’amministrazione non abbia neppure atteso il pronunciamento degli organi disciplinari preposti e abbia provveduto alla rimozione del dipendente dall’incarico: la Uilpa chiede il reintegro immediato e si riserva ulteriori azioni nel caso di mancati riscontri».
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