Il terremoto giudiziario al Policlinico di Palermo: così si decideva il vincitore del concorso
I concorsi del Policlinico di Palermo erano regolarmente aperti a ricercatori, professori associati e ordinari. Nulla di irregolare nello svolgimento, perché quelle selezioni per esame partivano realmente. Ma a monte c'era già un candidato cosiddetto predeterminato che, guarda caso, era anche quello che poi vinceva. Bastava mettere mano al verbale che stabiliva i criteri di ammissione, correggere qua e là qualche minuta dei punteggi provvisori attribuiti dai commissari ai candidati, modificare il voto e apporre il sigillo finale: più meritevole, il posto è suo. In danno, ovviamente, a chi invece quella qualifica l’avrebbe realmente guadagnata. Avanzamenti di carriera che per gli esaminandi significavano prestigio ma anche stipendi più rotondi, fatto che li legava a infinita gratitudine nei confronti dei «maestri» sponsor. È solo uno dei capitoli che riempiono la corposa ordinanza firmata dal gip del tribunale di Palermo Donata Di Sarno, che ha mandato agli arresti Gaspare Gulotta, 71 anni, originario di Santa Margherita Belice, ex chirurgo e professore ordinario in pensione da novembre del 2020 (è scattato anche un sequestro preventivo di 18 mila euro sui conti bancari) e la figlia Eliana, di 38 anni, medico all’ospedale Civico. Mentre avrà solo l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, oltre alla interdizione per un anno dalla professione, il collega attualmente in servizio Maria Adelfio Latteri: i due si sarebbero spartiti, in un sistema di alternanza, i posti a disposizione rispettando un «turno» nell'acquisizione dei raccomandati: «Una volta piazzi il tuo, una volta il mio...». E così sarebbe avvenuto fino a quando la denuncia di un medico ha fatto partire l'indagine «Università Allegra» dei carabinieri dei Nas, che hanno piazzato cimici e avviato le intercettazioni telefoniche da luglio 2019 a gennaio del 2020. Scoperchiando una serie di «malaffari» all’interno della struttura ospedaliera. Altre 11 persone sono indagate e sospese dall’esercizio della professione: l’altro figlio del professore, Leonardo Gulotta, 27 anni, medico al Policlinico di Messina; Ludovico Docimo, di 61; Giuseppe Antonio Navarra, di 57; Giuseppe Salamone, di 52; Antonino Agrusa, di 54; Giuseppe Di Buono, di 37; Pio Sciacca, di 63; i commissari Vittorio Altomare, 69 anni, Roberto Coppola, di 69, e Giuseppina Campisi, di 57. I reati contestati sono corruzione, peculato, turbata libertà di scelta del contraente, truffa, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, falso ideologico in documenti informatici, calunnia e abuso d’ufficio. Baronie, le chiamano. Gulotta e Latteri sono accusati di avere manovrato appunto le nomine di professori e ricercatori nella loro qualità di pubblici ufficiali di responsabili del Dipartimento delle discipline Chirurgiche, Oncologiche e Stomatologiche dell'università palermitana. In base a quello che è stato definito dagli investigatori un patto di alternanza, stabilivano a turno i vincitori dei concorsi esercitando in questo modo tutti i poteri che avevano come commissari interni, ma anche nominando esaminatori esterni a loro vicini ai quali avrebbero fatto le pressioni. Il nome del vincitore veniva perfino spedito con una lettera via posta al commissario romano che replicava: «Habemus Papam...». Ma c’era la raccomandazione, nel post scriptum: «Prendi appunti e cestina tutto». Con l’aiuto di colleghi interni, in un caso era stato indicato nel bando in 18 il numero massimo di pubblicazioni presentabili al concorso per favorire il candidato già designato dai due medici ed escludendo di fatto il potenziale avversario che ne aveva solo 13. Sarebbero cinque i concorsi truccati, grazie alla nomina anche di commissari esterni, scelti tra la cerchia degli amici: nella rosa di sicuri, colleghi riconoscenti per avere in precedenza ricevuto favori dai due professori palermitani. «Martedì facciamo questa scenetta che è il sorteggio della commissione - dice Gulotta in una intercettazione - Io conosco a quello che ho messo in cattedra a Roma con una forzatura particolarmente pesante e penso che sarà sensibile... l'altro l'ho fatto io ordinario». Dalle numerosissime conversazioni captate dai militari, sarebbe però emerso che il malcostume della spartizione di posti nei concorsi universitari decisi a tavolino esisterebbe da decenni lo, come svela lo stesso ex chirurgo: «Nel momento in cui si è liberata una piccola nicchia, io mi ci sono sempre infilato... ogni volta che c'è stata una cosa Covid, io mi ci sono infilato. Ho cercato di piazzare sempre la mia famiglia, i miei figli...».