Assolta dall'accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di una minorenne di Lascari, perchè il fatto non sussiste. È la vicenda di una donna, la cui figlia era amica di una minore che, come sostenuto in primo grado dal tribunale di Termini, era stata fatta prostituire dalla madre (condannata a tre anni) in cambio di favori, denaro o, addirittura, sigarette.
La minore di Lascari per un periodo aveva anche frequentato la casa della donna assolta oggi e proprio durante quelle frequentazioni, la signora aveva ascoltato alcune telefonate equivoche e visionato messaggi che la giovane inviava ad uomini anziani, trovando anche foto della minorenne nuda e che mandava a terze persone. Scoperto ciò la donna ha deciso di andare a Lascari a parlare con la madre della minorenne e successivamente si è presentata dai carabinieri per raccontare tutto e denunciare la mamma della giovane.
Successivamente, la minorenne è rimasta incinta ed è stata collocata in una comunità per essere seguita da alcune assistenti sociali. Da questo momento in poi la ragazza ha iniziato ad accusare la madre dell'amica di averla indotta alla prostituzione e di averle fatto incontrare alcuni clienti per farle guadagnare soldi. Racconta tutto ciò alle assistenti sociali e si instaura un processo a Palermo.
Nell'ambito di tale procedimento, però, la minore viene sentita in incidente probatorio, e, su precise domande dell'avvocato difensore della donna accusata, conferma che quest'ultima non voleva che lei si prostituisse e che era stata messa in guardia dalla mamma che invece la faceva prostituire. Durante il processo, durato un paio di anni, sono state ascoltate le assistenti sociali, uno psichiatra che ha confermato il ritardo mentale della ragazza, e la donna accusata che ha spiegato che aveva solamente cercato di aiutare una ragazza fragile e in difficoltà.
La terza sezione collegiale del tribunale di Palermo, ieri, ha assolto la donna perchè il fatto non sussiste accogliendo quindi la tesi difensiva. "Per un avvocato penalista avere la consapevolezza della innocenza del proprio assistito spesso rappresenta una circostanza che responsabilizza maggiormente, specie quando vengono contestati reati così gravi - dichiara l'avvocato del foro di Palermo, Marco Traina -. Il mio apprezzamento va sicuramente alla terza sezione penale collegiale del tribunale, presieduta dal dott. Lo Forte, che ha mostrato grande equilibrio e lucidità".
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