Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

La morte di Alario, altra perizia sui resti ritrovati a Caccamo

Giovanni Guzzardo e Santo Alario

L’esame del Dna eseguito dai carabinieri del Ris sui resti trovati a giugno del 2019 in contrada Gurgo, nelle campagne di Caccamo, avevano sì dato l’esito che i familiari di Santo Alario avevano temuto, identificando il profilo genetico con quello dell’uomo scomparso da Capaci il 7 febbraio 2018, ma ai giudici servirà un’altra perizia non di parte (la prima era stata disposta dalla Procura).

All’udienza di mercoledì prossimo in Corte d’assise d’appello al processo che vede come unico imputato Giovanni Guzzardo, difeso dagli avvocati Nino e Marco Zanghì e Vincenzo Lo Re e già assolto in primo grado dal Gup il 24 luglio 2019 dall’accusa di omicidio, è attesa ma con ogni probabilità non sarà ancora depositata la perizia eseguita dalla biologa Elena Carra, docente universitaria di biotecnologie cellulari applicate alle scienze forensi. Il perito, su incarico della Corte, è chiamato a confermare quanto avevano accertato i carabinieri coordinati dalla Procura.

Vicenda piena di lati oscuri, quella legata alla fine di Alario. Per i familiari, assistiti dall’avvocato Carlo Licciardi, pure quel ritrovamento nasconderebbe un mistero perché quella zona era stata più volte battuta e quel che rimaneva di Alario sarebbe stato trasportato lì dopo la sua morte con l’obiettivo di farlo ritrovare.

Il profilo genetico era stato comparato con alcuni capelli di Alario, recuperati da una spazzola, e messo a confronto anche con la saliva della madre dello scomparso. Nella loro relazione, gli esperti del Ris avevano definito «un rapporto di parentela verticale (madre/figlio)». E per i militari sarebbe «788 mila volte più probabile» che i resti siano di Alario che non di un’altra persona. In più, c’erano anche gli indumenti che il quarantaduenne indossava al momento della sua scomparsa. I carabinieri avevano repertato tutto: «Una porzione di tessuto a fantasia scozzese, un bottone scuro, frammenti di una camicia Camicissima, un paio di pantaloni neri Versace Collection, una cintura di cuoio, 30 euro, porzione di una camicia bianca a righe, tessuto con trama quadrata, una scarpa Hogan Interactive, un pezzo di tessuto lacerato colore verde chiaro con sfumature blu». Identificazione che ha confermato come quegli avvistamenti di Alario, che si erano succeduti in mezza Italia, avevano solo alimentato l’illusione che fosse ancora vivo.

Guzzardo, titolare di un bar a Capaci ma originario di Caccamo, era stato trovato in un casolare e armato di fucile, tre mesi dopo il giorno in cui di lui e di Alario non si erano avute più notizie. Si è sempre professato innocente e aveva spiegato che si era nascosto in preda al panico, dopo che quel giorno di febbraio si era allontanato a piedi, lasciando Alario che doveva vedersi con gente pericolosa.

Caricamento commenti

Commenta la notizia