Chi gli voleva bene teme che possa aver fatto la fine dei suoi quattro cani: spariti nel nulla e poi trovati morti nei sacchi di plastica. Ma i carabinieri che stanno perlustrando i terreni di Cerda, Ciaculli e Brancaccio finora di Carlo La Duca, scomparso il 31 gennaio 2019, non hanno trovato nessuna traccia. Da venerdì, per la sparizione dell’agricoltore di 37 anni, sono finiti in carcere la moglie da cui si stava separando, Luana Cammalleri, 36 anni, e il suo migliore amico, Piero Ferrara, operaio, di 57 anni. Fra i due arrestati, accusati di omicidio e occultamento di cadavere, ci sarebbe stata da tempo una relazione clandestina ma il movente, sostengono gli inquirenti, sarebbe tutto di natura economica. Le due famiglie si frequentavano da anni, nessuno sapeva che fra Luana e Piero ci fosse qualcosa di più e quando La Duca era scomparso, proprio Ferrara aveva dato una mano alla donna a portare avanti l’azienda agricola che avrebbe ereditato, assieme ai figli minori. La tesi dell’accusa è che l’agricoltore sia caduto in una trappola prima che, una volta ottenuto il divorzio, lasciasse fuori di casa sua la compagna da cui aveva avuto due figli. Nel casolare di Cerda, dove Luana era rimasta a vivere al primo piano, La Duca si era trasferito al pianterreno con la madre, Concettina. L’anziana aveva pure denunciato la nuora per minacce e un’udienza s’era tenuta proprio il giorno prima della sparizione dell’agricoltore. La suocera aveva detto di essere stata aggredita con un filo passato attorno al collo e minacciata: «Ti ammazzo appena tuo figlio non c’è...». Un clima di veleni sotto lo stesso tetto. E anche di fatti inquietanti, come i quattro cani di Carlo che poco tempo prima erano spariti e poi erano stati trovati massacrati poco distante, o una tanica di acido trovata su un trattore. La vittima da tempo aveva intrapreso un’altra relazione e proprio la sua nuova fidanzata aveva lanciato l’allarme quel 31 gennaio di tre anni fa: aveva detto che quella mattina sapeva che Carlo doveva vedersi con Piero, prima di raggiungerla a Cinisi. Resta da capire se l’ultimo messaggio inviato via Whatsapp sia stato scritto dall’agricoltore o da chi, dopo averlo ucciso, aveva preso il suo telefono. Tante le versioni raccontate a favore di telecamere della trasmissione Rai Chi l’ha visto?, dove Luana in lacrime diceva: «Ci sono stati periodi brutti e belli.. Anche se c’era il battibecco con mio marito, è sempre il padre dei miei figli. Perché dovrei fargli del male?». E su quella mattina, aveva detto di aver ricevuto una telefonata da Carlo (che avrebbe anche contattato la sua nuova compagna che lo aspettava a Cinisi): «Lui alle 8 mi chiama dicendo se doveva accompagnare il bambino a scuola o no perché aveva premura di andarsene. Gli ho detto “no, te ne puoi andare”». Quel giorno l’incontro con Piero a Ciaculli e l’amico, davanti alle telecamere, aveva poi detto che Carlo doveva vedere «uno della Regione o del Comune, gli avevano parlato anche di fare una piantagione di mandorle». Tentativi di costruirsi degli alibi e depistaggi, secondo gli inquirenti, che sarebbero crollati quando i carabinieri hanno incrociato le immagini della videosorveglianza, i tabulati delle utenze telefoniche e ascoltato le intercettazioni che hanno confermato i sospetti sui due indagati. È stato scoperto pure come Cammalleri e Ferrara avessero anche delle sim segrete che avrebbero utilizzato convinti di evitare di essere intercettati. I due avrebbero pianificato da tempo l’omicidio facendo scattare la trappola dell’appuntamento nella proprietà di Ferrara a Ciaculli. Poi il delitto e la Volkswagen Golf grigia fatta trovare a 12 chilometri di distanza, in via Minutilla, a Palermo, vicino allo svincolo per l’autostrada, da dove avrebbe dovuto raggiungere la fidanzata a Cinisi. Il legale dei due indagati, l’avvocato Giovanni Marchese, si dice «certo della loro innocenza» che punta a dimostrare «dopo aver avuto modo di leggere gli atti».