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Palermo: «La Gesip era una polveriera», archiviata l’indagine sul crac

La società partecipata travolta dai debiti e col rischio licenziamenti, la Procura: «Quella gestione dovuta a ragioni di ordine pubblico»

La Gesip era un carrozzone pieno di debiti e ormai decotto. Ma venne tenuta in vita lo stesso perché assicurava posti di lavoro in un momento di grave emergenza sociale. Se fosse fallita, come in realtà bisognava fare, le strade della città si sarebbero riempite di disoccupati in rivolta. Per questo motivo gli amministratori di quella società simbolo di inefficienze e sprechi avevano ben poca scelta e non commisero reati perché sottoposti ad una pressione enorme.

E per 19 di loro, tra cui il sindaco Leoluca Orlando e il suo predecessore Diego Cammarata, adesso è stata disposta l’archiviazione dell’accusa di bancarotta, su richiesta stessa della procura. Un provvedimento corposo, 40 pagine, firmato dal pm Eugenio Faletra e vistato dal procuratore aggiunto Anna Maria Picozzi, mentre l’archiviazione è stata decisa dal gip Maria Cristina Sala. Oltre Orlando e Cammarata riguarda Giuseppe Barcellona, Salvatore Cottone, Renato Di Matteo, Luigi Di Simone, Giuseppe Enea (ex assessore), Fabio Giuseppe Filippazzo, Matteo Giambanco, Claudio Iozzi, Giovanni La Bianca, Luisa Latella (che del Comune fu commissario straordinario tra gennaio e maggio 2012), Salvatore Licata, Stefano Mangano, Piero Mattei, Mario Parlavecchio, Luigi Passaglia, Massimo Primavera, Serafino Visalli. Tra i legali che difendevano gli indagati, gli avvocati Roberto Mangano e Giovanni Rizzuti (per Orlando e Cammarata), Domenico Gattuso, Valeria Minà, Vincenzo Pillitteri.

Nella richiesta di archiviazione avanzata dalla procura si sottolinea dunque l’aspetto sociale di tutta la vicenda, che si concluse comunque con l’inevitabile fallimento della Gesip decretato nell’agosto 2015. Un’agonia che però venne prolungata di diversi mesi per questioni precise. «In occasione di protese e disordini dei lavoratori Gesip - si legge -, impauriti di perdere il posto di lavoro, le paventate iniziative degli amministratori della Gesip di ridimensionare i costi sostenuti, procedendo tra le altre cose, ad un drastico taglio di personale, venivano puntualmente “bloccate” dal Comune e dalla prefettura, che per evidenti ragioni di ordine e sicurezza pubblica, individuavano come priorità il mantenimento dei livelli occupazionali».

E dunque ecco la conclusione del ragionamento: «se questo era il contesto - scrivono gli inquirenti -, se ne può agevolmente arguire una situazione di continuo e costante condizionamento nelle azioni degli organi amministrativi e di controllo della Gesip, certamente influenzabili sotto spinte di carattere politico-sociali e sprovviste di una completa libertà di autodeterminazione secondo canoni puri di sana e corretta gestione aziendale».

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