La corte d’assise d’appello di Palermo ha confermato la condanna a 5 anni di carcere dell’eritreo Tesfamariam Medhanie Berhe accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’imputato fu estradato dal Sudan nel 2016 con l’accusa di essere Medhanie Yedego, il capo di una delle maggiori organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di migranti tra l’Africa e l’Italia. Nel corso del processo di primo grado l’uomo si è sempre detto vittima di uno scambio di persona sostenendo di avere un’altra identità, di chiamarsi appunto Tesfamariam Medhanie Berhe, e di essere un falegname arrivato nello Stato africano per raggiungere l’Europa. I giudici di primo grado accolsero la tesi dell’errore di persona ma ritennero comunque l’eritreo coinvolto in un traffico di migranti e lo condannarono a 5 anni di reclusione per favoreggiamento disponendone però la scarcerazione e facendo cadere l’accusa principale, quella di associazione per delinquere finalizzata al traffico dei migranti. L’imputato venne condannato solo per un episodio relativo al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nei confronti di due persone. Tesi confermata in appello. Nel 2016 fu la National Crime Agency brittanica a dare agli italiani l’informazione che il trafficante ricercato si trovava a Khartum, in Sudan. Gli inquirenti sudanesi e inglesi accertarono che aveva in uso più utenze cellulari una delle quali, intercettata dai magistrati palermitani, risultò collegata ad alcuni trafficanti di uomini che vivevano in Libia. Secondo gli inquirenti l’analisi delle telefonate fate col cellulare in uso all’eritreo avrebbero confermato i sospetti degli investigatori: nel corso di diverse conversazioni, infatti, si parlava di traffico di migranti. L’indagato ha sempre negato che fosse suo il cellulare sequestrato.