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Bimba morta dopo il parto, assolte due ginecologhe ed un'ostetrica a Palermo

La seconda sezione della Corte d’appello di Palermo ha assolto le ginecologhe Laura Carlino e Roberta Lubrano e l’ostetrica Manuela Vercio, condannate in primo grado per l’omicidio colposo di una bimba appena nata, nella clinica Candela di Palermo, e che sopravvisse solo 24 ore. Il fatto risale al 2012 e sarebbe stato comunque prescritto, dal punto di vista penale, ma i difensori delle tre imputate, gli avvocati Giovanni Rizzuti, Sergio Monaco, Gianfranco Viola e Antonio Tito, hanno insistito per una decisione di merito. Il collegio presieduto da Alfonsa Maria Ferraro ha accolto le loro tesi: Carlino e Vercio, che avevano avuto un anno e quattro mesi a testa e Lubrano (un anno) sono dunque estranee ai fatti.

Cancellata così sia la sentenza del giudice monocratico della seconda sezione del tribunale, risalente al 20 luglio 2020, che le statuizioni civili, i risarcimenti con provvisionali immediatamente esecutive da 100 mila euro a favore delle parti civili, i genitori della piccola. Vittima di questa vicenda era stata Margherita Volpe, venuta alla luce il 30 settembre 2012 nella clinica Candela, ma in condizioni critiche perchè, secondo la Procura e la parte civile, alla mamma si sarebbe dovuto praticare il taglio cesareo mezz'ora prima di quando venne effettuato: il giudice Andrea Innocenti aveva condiviso questa tesi, ritenendo che la bimba fosse morta - il giorno dopo il parto - per asfissia e non per un’infezione trasmessa attraverso la placenta della mamma, così come invece affermato dai legali delle imputate. Peraltro sull'accertamento riguardante la placenta era nato un caso nel caso, perchè le parti civili avevano dimostrato che il tessuto esaminato apparteneva non a un individuo di sesso femminile ma a un bimbo, come se qualcuno avesse sostituito la placenta da esaminare. I giudici di appello non hanno condiviso questo ragionamento. Ma per capire quali siano state le ragioni che li hanno portati a ribaltare la sentenza occorrerà attendere il deposito delle motivazioni.

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