Palermo

Giovedì 21 Novembre 2024

«Faceva prostituire la figlia»: tre anni a una mamma di Lascari

Il tribunale di Termini Imerese

Avrebbe fatto prostituire la figlia. Un’accusa che ha retto al vaglio del tribunale di Termini Imerese, presieduto da Vittorio Alcamo, che ha condannato M. G. I, 57 anni di Lascari, a tre anni di reclusione, mentre l’ha assolta dal reato di maltrattamenti. L’indagine, che aveva portato all’arresto della donna, era iniziata alla fine del febbraio 2015, in seguito a una segnalazione fatta dagli assistenti sociali, che avevano saputo chela donna avrebbe fatto prostituire la figlia, nonostante «la sua condizione di inferiorità psichica», tanto che la ragazza era sottoposta ad amministrazione di sostegno. Così, i carabinieri del nucleo operativo di Cefalù cominciarono l’attività investigativa. Dalle testimonianze risultò che la donna avrebbe attuato un vero e proprio «disegno criminoso» ai danni della figlia, «in particolare organizzando tramite Facebook, in numerose occasioni, incontri sessuali tra lei e svariati uomini, trattenendo parte degli utili della sua attività, consistenti in poche decine di euro ovvero in pacchetti di sigarette». Conclusa l’inchiesta, il fascicolo era passato alla procura di Termini Imerese, dove era stato affidato al pm Guido Schininà, il quale, condividendo le ipotesi accusatorie emerse dall’attività dei carabinieri, aveva chiesto e ottenuto per l’indagata il provvedimento di custodia cautelare in carcere per favoreggiamento della prostituzione e maltrattamenti familiari. Alla base dlela richiesta «il concreto pericolo, per specifiche modalità e circostanze del fatto e per la personalità del soggetto sottoposto ad indagini che, non bloccato nella sua possibilità di comunicare con la parte offesa, commetta altri gravi delitti della stessa specie di quello per cui si procede, o comunque continui a sfruttare la sfruttare la prostituzione della figlia con conseguenze ancora più gravi, anche dal punto di vista della salute della ragazza». «Appare perlomeno ardita – afferma l’avvocato Giovanni Allegra – la tesi secondo cui la mia assistita abbia favorito e tratto giovamento dalla prostituzione della figlia, attraverso regalie varie, sigarette e piccole somme di denaro. Né, tantomeno, appare fondata la contestazione formulata in ordine al reato di maltrattamenti. Leggeremo le motivazioni della sentenza e faremo ricorso in appello».

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