Onlus di Castelbuono, auto e gioielli coi soldi pubblici: ai domiciliari funzionario Asp corrotto
Avrebbe dovuto vigilare sulla regolarità della convenzione e sulle attività dell'associazione “Suor Rosina La Grua onlus” di Castelbuono, in realtà sarebbe stato un garante dei gestori della struttura che si era convenzionata con l'Asp di Palermo attraverso carte false e che si macchiava anche di atroci maltrattamenti nei confronti dei disabili psichici che ospitava. Vincenzo Prestigiacomo, 65enne di Bagheria, è il dipendente dell'azienda sanitaria a cui era affidato il compito di controllare che tutto fosse in regola. Invece, nei suoi confronti c'è un'accusa di corruzione perchè piuttosto che svolgere il suo ruolo di dipendente pubblico è accusato di essere stato "complice" degli affari della Onlus ottenendo in cambio l'assunzione del figlio e della nuora nella stessa associazione. Prestigiacomo è finito oggi ai domiciliari insieme ad altre sei persone, coinvolte in uno dei due filoni d'inchiesta che ha portato a 17 arresti da parte della guardia di finanza. Complessivamente sono 35 le persone indagate, 18 delle quali sono state colpite da altre misure cautelari che vanno dall'obbligo di dimora al divieto di esercitare attività professionali per un anno. Sono pesanti i reati contestati a vario titolo dal procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio e dal sostituto Alessandro Macaluso: oltre alla tortura, al sequestro di persona e ai maltrattamenti, che sono l'elemento cardine oltre che disumano che emerge dall'inchiesta, c'è la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Dalle indagini condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo - Gruppo tutela spesa pubblica, sono emersi gli illeciti messi in atto dall’amministratore e dai soci dell’associazione che, con false documentazioni erano riusciti a ottenere la convenzione con l’Asp di Palermo beneficiando, negli ultimi 5 anni, di erogazioni pubbliche per 6,2 milioni di euro. Non tutti i fondi però venivano impiegati per il funzionamento della struttura, dimostrando che l'associazione era tutt'altro che una Onlus. Una parte dei finanziamenti, oltre 470 mila euro, veniva utilizzata dai soci per spese personali: le somme erano destinate, per esempio, alla liquidazione di compensi non dovuti, all'acquisto di auto, ma anche a coprire i costi di viaggi e soggiorni in strutture ricettive. Con i soldi della onlus, secondo quanto emerso dall'indagine, i soci acquistavano gioielli o regali. "Fino a quando si pagavano le vacanze e le facevano, bevevano cocktail, Spritz, bevevano Coca Cola, per 1000, 1500 euro, perché sono come porci", commentava uno degli operatori della Onlus senza sapere di essere intercettato. L'atto di accusa è arrivato proprio dai dialoghi registrati e analizzati dagli investigatori. "Quando tu compri quarantamila euro di autovettura a nome del Centro e il Centro le paga, tu lo sai che non sono soldi soltanto tuoi? Quando tu in quattro anni i cambi quattro autovetture, racimoli centoventi, centotrentamila euro di autovetture tutte quante pagate dal Centro. A me mi rompe se ci revocano la convenzione perché quella è una gallina dalle uova d'oro".