L’impresa Prezzemolo & Vitale chiede al Comune di Palermo e alla Regione Siciliana un risarcimento di 2 milioni e mezzo di euro, attribuendo all’ente la responsabilità dei danni inferti dall’alluvione del luglio 2020. «Per i periti di parte - spiegano gli imprenditori della nota catena di supermercati - l’amministrazione comunale era a conoscenza dell’incapacità dei sistemi di difesa idraulica già dal 1987». Gli imprenditori sollevano i temi dell’allagamento delle strade e della mancata manutenzione e gestione dei flussi di scarico pluviale. «Alcuni cittadini - affermano - rimasero intrappolati nelle loro autovetture, si contarono danni ingenti in varie parti della città e, solo per fortuna, non ci furono vittime. In quelle ore, anche l’area tra viale Regione Siciliana e via Aquileia, sede di uno dei magazzini di Prezzemolo & Vitale, in cui erano custoditi oltre due milioni di merce, venne completamente sommersa dall’acqua. I proprietari della catena, dipendenti e collaboratori rimasero impegnati per oltre 72 ore sul posto, per cercare di salvare il salvabile. Ovviamente, la società è stata gravemente colpita da quanto accaduto e, per questa ragione, ha deciso di rivolgersi» a uno studio legale. «Dalla documentazione portata alla nostra attenzione, siamo convinti che l’evento poteva essere evitato - hanno spiegato i legali Alessandro Palmigiano e Licia Tavormina - e riteniamo legittimo e fondato che il Comune di Palermo e la Regione Siciliana vengano chiamati a risponderne». Da una indagine compiuta da un perito nominato dalla Prezzemolo & Vitale, sarebbe emerso che «le opere di difesa idraulica nell’area colpita sono del tutto insufficienti e che, per tale ragione, la zona è da decenni esposta a fenomeni come quello accaduto nel luglio 2020», poichè carente «di opere che dovevano assicurare la difesa idraulica del territorio» già nel 1987 «in generale del territorio cittadino e in particolare dell’area afferente al sistema di canali Passo di Rigano e allo scopo di risolvere la problematica rilevata nel Programma erano previsti degli interventi che non sono mai stati effettuati. Anche dall’esame della Relazione Generale del Piano di Protezione Civile è emerso con evidenza l’insufficienza delle opere di difesa idraulica dell’area di interesse, ivi comprese le reti fognarie. In più, la incombente situazione di pericolosità non è stata nemmeno divulgata, preavvisando la popolazione che avrebbe potuto predisporre autonomi apprestamenti per evitare l’allagamento dei propri locali, soprattutto se posti ai piani cantinati e quindi più immediatamente esposti a tale fenomeno».