Colpo al contrabbando di sigarette: a Palermo urla, baci e saluti ai familiari dopo il fermo
Tredici fermi in un giorno, 23 tonnellate di sigarette per 3,5 milioni di euro sequestrate e sigilli a beni per oltre 800 mila euro in due anni di indagini. Questi alcuni numeri dell'operazione della guardia di finanza di Palermo che ha dato esecuzione al provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di 13 persone, accusate di far parte di un’organizzazione di una strutturata rete criminale transnazionale, attiva tra la Tunisia e la Sicilia, finalizzata al contrabbando di sigarette provenienti dal Nord-Africa. Momenti di tensione stamattina quando i coinvolti nell'inchiesta sono usciti dal palazzo della guardia di finanza a Palermo. Da una parte le urla di protesta e disperazione dei familiari, dall'altra i baci e i saluti inviati dai fermati nel blitz. I palermitani coinvolti nell’indagine sono: Antonino Lo Nardo, 46 anni, Giulio Di Maio, 35 anni, Fabio Bruno, 29 anni. Indagati Giosafat Bruno, 31 anni, Calogero Stassi, 28 anni. e Alfredo Caruso, 37 anni.
Le indagini
Le indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo-Gico, hanno consentito di sgominare due distinte organizzazioni criminali, in affari fra loro. La prima, con basi operative nella provincia di Trapani e in Tunisia, si occupava di reperire le sigarette di contrabbando e di organizzare le spedizioni illecite via mare dalle coste africane in Italia. La seconda, presente nel palermitano, acquistava all’ingrosso le sigarette introdotte illecitamente per poi destinarle al mercato della minuta vendita nel capoluogo siciliano. Il contrabbando di tabacchi avveniva via mare, attuato attraverso l’invio di imbarcazioni provenienti dal nord Africa, definite navi madri, che, al limite delle acque territoriali nazionali, si incontravano con barchini provenienti dall’Italia sui quali venivano trasbordate le casse di sigarette. Le aree risultate maggiormente interessate agli sbarchi sono state principalmente Mazara del Vallo, Marsala e Campobello di Mazara, ma alcuni sono stati registrati anche nel siracusano. Le sigarette una volta approdate sulla costa venivano stoccate in magazzini nella disponibilità degli indagati nel territorio mazarese, da dove si rifornivano i componenti dell’organizzazione palermitana. Il modus operandi delle due organizzazioni era collaudato. Avuta la disponibilità degli ingenti carichi di contrabbando, venivano avviati i contatti con i potenziali compratori palermitani e in particolare con il gruppo criminale capeggiato da Antonino Lo Nardo che poi vendeva la merce al dettaglio. Lo Nardo dirigeva le attività di tre diverse bande di contrabbandieri. Le due organizzazioni, definiti gli accordi sul prezzo, sia telefonicamente che attraverso incontri di persona, alcuni dei quali documentati ed osservati dalla polizia giudiziaria, adottavano precise modalità per organizzare la cessione. Il gruppo criminale palermitano organizzava la ricezione ed il trasporto a Palermo dei tabacchi lavorati esteri acquistati, utilizzando due o tre auto, in genere prese a noleggio da terzi estranei al traffico, e realizzando un vero e proprio sistema di staffetta per anticipare, lungo il tragitto, le autovetture che trasportavano la merce illecita, per segnalare la possibile presenza delle forze dell’ordine. Il gruppo tunisino-trapanese, secondo gli inquirenti, aveva il monopolio del contrabbando sulla rotta marittima tra il nord Africa e la Sicilia.