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Quel silos non era fantasma: assolto un agronomo di Lascari

Nico Cirrito era stato accusato di aver ottenuto fondi Ue per una struttura inesistente, i suoi legali hanno dimostrato che era stata pure collaudata

Quel silos fu realizzato e venne anche collaudato dai funzionari dell’Ispettorato provinciale agricolo. Non era, quindi, «un silos fantasma», come sostenuto dall'accusa ad inizio indagine, e non esisteva solo sulla carta per incassare illecitamente i fondi previsti per i miglioramenti delle strutture delle campagne. Dopo essere stato realizzato, tra l’altro, il silos in cemento, destinato alla conservazione di cereali, e costato 300 mila euro, era stato anche sottoposto a verifica. Grazie a documentazione e fotografie che hanno ricostruito gli esatti contorni della vicenda, Nico Cirrito, agronomo molto conosciuto nelle Madonie, è stato assolto perché il fatto non costituisce reato. La sentenza è dal gup di Termini Imerese, Claudio Bencivinni, in sede di rito abbreviato.
I legali di Cirrito, gli avvocati Ninni Reina e Salvatore Gugino, hanno dimostrato che il sopralluogo compiuto dai finanzieri che indagavano su una presunta truffa, non era stato effettuato nel secondo insediamento.
L'inchiesta che ha coinvolto Cirrito ha come protagonisti Rosario Randazzo, di 87 anni, e i figli Vincenzo e Giuseppe, di 52 e 49 anni: sottoposti ad indagine dalla Procura di Termini Imerese, oggi sono sotto processo per sovrafatturazione di operazione inesistente.
L’indagine della Guardia di finanza riguardava due richieste di finanziamento presentate nell’ambito del Piano di sviluppo rurale Sicilia 2007-2013, i fondi destinati all’ammodernamento delle aziende agricole. In questo caso, la richiesta del Psr riguardava due insediamenti a Valledolmo e a Sclafani Bagni.
L’accusa puntava sul fatto che, pur essendo obbligati a sostenere gli oneri di spesa nella misura del 50 per cento, gli imprenditori Randazzo avrebbero aggirato questa prescrizione. L’agronomo Cirrito - che assistito dagli avvocato Gugino e Reina ha scelto il rito abbreviato - ha dimostrato di aver portato a termine il suo lavoro ottenendo il collaudo richiesto.
Il silos, che era tra le opere da realizzare per ottenere i finanziamenti pubblici, non fu trovato dalla Guardia di Finanza. Il motivo, ha sostenuto la difesa, è che sarebbe stata verificata la posizione dell’azienda di Giuseppe Randazzo ispezionando solo il centro aziendale di contrada Celso di Valledolmo, mentre il silos era stato realizzato in contrada Carpinello di Sclafani Bagni, «ove è stato rinvenuto - hanno scritto gli avvocati Reina e Gugino nella memoria consegnata al Tribunale del Riesame - dai funzionari dell’Ispettorato provinciale agricolo che hanno fatto il collaudo».
Quindi, hanno sostenuto i difensori dell’agronomo, il lavoro fu portato a termine secondo le regole previste e i prezzi indicati dal tariffario regionale. Durante l’udienza camerale, tra l’altro, erano stati prodotti i documenti che i Randazzo avevano depositato al Genio civile: i calcoli strutturali e le autorizzazioni per realizzare il silos.
Il gip del tribunale di Termini Imerese aveva disposto un sequestro per equivalente bloccando sia un villino di proprietà di Cirrito sia 100 mila euro depositati in un conto corrente. Il Tribunale per il Riesame - su richiesta dei legali di Cirrito - aveva poi annullato il sequestro perché la difesa, durante l’udienza camerale del 2018, aveva obiettato che il silos era stato realizzato e si trovava in un luogo diverso rispetto a quello ispezionato dagli inquirenti.

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