Nel mistero della scomparsa dello skipper Andrea Taormina spunta una pista tunisina. In Nordafrica il cinquantenne di Capaci ha solidi legami ed è lì che, spinto da un proposito di fuga, potrebbe avere trovato rifugio solcando il Canale di Sicilia con la sua barca a vela Malandrina. L’ipotesi della scelta volontaria di sparire dalla circolazione viene presa in seria considerazione dagli inquirenti e dalla Capitaneria di porto, che dalla notte del 28 agosto si occupa delle indagini e coordina le ricerche dello skipper. Tra le ipotesi c’è anche quella di un incidente durante la navigazione dopo la partenza dal porto di San Vito lo Capo, ma su questo versante gli accertamenti fin qui compiuti non sono univoci. Insomma, le speranze di trovare in vita Andrea Taormina non si sono affatto spente: i familiari e la compagna, Dalila Violante, restano in trepidante attesa e sperano che Taormina possa far avere sue notizie. Dalla notte di martedì della scorsa settimana, poche ore dopo la partenza da San Vito, il suo telefono risulta spento. Motovedette e mezzi aerei per giorni hanno battuto un ampio tratto di mare, soprattutto dopo il ritrovamento di alcuni parabordi e di pezzi di legno bruciati al largo del Golfo di Castellammare. Un particolare che aveva lasciato ipotizzare un incendio a bordo e il naufragio. Ma non tutte quelle parti sono state riconosciute tra le dotazioni di bordo della Malandrina. Il fratello dello skipper, Riccardo, che a Capaci gestisce una tabaccheria, ha già lanciato un appello poche ore dopo la scomparsa, raccontando che Andrea era partito «martedì alle 19.30 da San Vito lo Capo, diretto a Balestrate. Ad aspettarlo in banchina, attorno alle 23.30, la sua compagna Dalila, che quando non lo ha visto arrivare ha chiamato i soccorsi». Anche perché da mezzanotte e mezza il telefonino era stato spento. «Mio fratello è un marinaio esperto, ha un patentino da skipper - ha aggiunto Riccardo, chiedendo anche che le ricerche siano estese sul versante siciliano più vicino alla Tunisia -. Noi ringraziamo le forze dell’ordine, guardia costiera e carabinieri che si stanno prodigando nelle ricerche ma chiediamo aiuto a tutti. Una barca a vela non può sparire nel nulla in un tratto di mare così breve». Anche la compagna dello skipper sollecita ricerche più approfondite, usando pure i robot sottomarini. Dalila Violante ha detto che con Andrea avevano progetti di matrimonio. Alcuni giorni prima del 28 settembre, Andrea aveva raggiunto la madre a Capaci e con lei era rimasto per alcuni giorni. Un comportamento che oggi viene interpretato come una sorta di commiato, molto probabilmente un arrivederci prima del silenzio. Poi la partenza per San Vito, dove Andrea sarebbe rimasto per almeno quattro giorni. Da otto giorni il silenzio. I familiari dello skipper invitano alla prudenza e attendono che le indagini facciano piena chiarezza sull’accaduto. E chiedono che vengano ascoltati dagli inquirenti alcuni suoi amici ai quali avrebbe confidato i progetti sul futuro. Elementi che danno forza all’ipotesi di una fuga da parte dello skipper. Anche se sulla sua scomparsa resta il mistero più fitto.