Francesco Paolo Vitale è morto. Aveva 78 anni e aveva speso parte della sua vita nel tentativo di riabilitare il nome del cugino Leonardo Vitale, il primo pentito di mafia.
Definito da molti il "Valachi di Altarello", Leonardo era nato a Palermo nel 1941. All'età di 17 anni suo zio, Titta Vitale, decise di farlo diventare un uomo d'onore di Cosa nostra e per vedere se era capace di uccidere, gli consegnò una pistola e gli disse di uccidere un cavallo. Lui eseguì gli ordini. Nel 1973, in seguito a una crisi mistica, decise di pentirsi e vuotare il sacco, rivelando i suoi segreti a Bruno Contrada, all'epoca dirigente a Palermo. Dalle sue confessioni uscirono fuori nomi di pezzi da novanta del gotha mafioso come Pippo Calò, Vito Ciancimino e persino Totò Riina, che non era ancora il capo dei capi. Ma non tutti gli credettero. Nonostante venne era definito attendibile, fu indicato come semi infermo di mente. Nel giugno del 1984 Leonardo Vitale venne scarcerato, ma il 2 dicembre 1984, cadde in un agguato mafioso e morirà cinque giorni più tardi.
Suo cugino Francesco Paolo, che si è spento dopo una lunga malattia, negli ultimi trent'anni si è battuto per far conoscere la vera storia del primo collaboratore di giustizia. Lunedì i funerali nella chiesa dei Cappuccini.
È morto Francesco Paolo Vitale, il cugino fu il primo pentito a cui nessuno volle credere
Aveva 78 anni e aveva speso parte della sua vita nel tentativo di riabilitare il nome di Leonardo, che decise di collaborare ma venne creduto pazzo
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