Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Omicidio in discoteca a Palermo, la famiglia Naro scrive una lettera ad Aldo: "Lotteremo fino in fondo"

Aldo Naro

"Caro dolce Aldo siamo al 14 di agosto del 2021 Sai perfettamente che il nostro dolore è immutato e immutato resterà sempre. Potrà solo aumentare: la tua assenza si fa sempre più insopportabile. E’ una rabbia sorda la nostra. Ci martellano le domande di sempre: come è potuto accadere? Perchè? Cosa è successo? Chi lo ha voluto e ordinato? Cosa hanno voluto significare con la inaudita ferocia della violenza che ti hanno riservato?". Lo scrive la famiglia di Aldo Naro, il giovane medico assassinato nella discoteca Goa di Palermo la notte del 14 febbraio 2015. Lo scorso 21 luglio, la Corte d’Appello di Palermo ha confermato le condanne per il reato di rissa aggravata: due anni di reclusione per i tre imputati oltre al risarcimento dei danni per le parti civili, confermando integralmente la sentenza emessa a seguito del giudizio abbreviato da parte del gup. Un ulteriore tassello utile alla ricostruzione di quanto accaduto la notte dell’omicidio, commentarono i genitori che adesso attendono gli sviluppi investigativi e la conclusione delle indagini preliminari relative al procedimento per omicidio volontario in concorso. "Le morti sono tutte insopportabili - aggiunge la famiglia - quella di un figlio non può essere umanamente comprensibile per chi ha la immensa fortuna di non passarci. Ma per noi tutto questo non è bastato: c'è molto di più. C'è l’assurdità di un omicidio maldestramente mascherato da bravata che inspiegabilmente qualcuno accetta, sostiene e pretende dì convincerne il mondo. Ma il mondo non si convincerà di una simile compiaciuta menzogna, di questa becera ipocrisia. Ti hanno calciato fuori a pedate morente, al freddo e sotto la pioggia per finirti, Dio solo sa come, lontano da occhi indiscreti". Cosa può rendere un medico di 25 anni "votato al bene", si chiedono il papà e la mamma, "desideroso di vivere e buono meritevole di una simile bestiale spietata condanna a morte? Con questi pugnali conficcati nei nostri cuori aspettiamo risposta a tutte queste domande. Per questo abbiamo fornito la nostra collaborazione, fattiva e concreta utile, fino a prova contraria, a smentire quella intollerabile 'compiaciuta menzogna' e cercare di affermare finalmente la verità. I ritardi, anche se inspiegabilmente lunghi e difficilmente comprensibili non ci scoraggiano. Nell’attesa del giorno in cui vedrai realizzarsi la giustizia degli uomini per quanto hai dovuto subire, ti abbracciamo".

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