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Retata di mafia a Tommaso Natale, le vittime filmavano di nascosto gli estorsori

Dalle carte dell’inchiesta che ha portato alla retata di ieri contro il clan di Tommaso Natale guidato dal boss Giulio Caporrimo, spunta il comportamento coraggioso di un macellaio che ha consegnato ai carabinieri di Palermo i filmati di quello che è accaduto nel suo negozio.

È il primo agosto 2020 - scrive Vincenzo Giannetto sul Giornale di Sicilia in edicola - quando aveva subito il danneggiamento della sua vetrina e la videosorveglianza avevano ripreso quasi tutto: alle 3.38 le telecamere registrano l’arrivo di due persone a bordo di uno scooter. Poi si erano avvicinate in un punto in cui la visuale dell’obiettivo era impallata dai gazebo lasciati da un venditore di frutta, Fabio Gloria, arrestato nel blitz. Dieci giorni dopo, la visita dell’esattore, l’avvertimento e la richiesta di denaro che il macellaio era andato a raccontare ai carabinieri.

Il bersaglio grosso dei mafiosi di Tommaso Natale erano però i cantieri. Ma, anche in questo caso, c’erano imprenditori che hanno trovato la forza di opporsi alle estorsioni anche quando le minacce erano dirette: «Ha detto lo puoi pure ammazzare».

L’8 novembre 2019 in un cantiere di via Chimera si presenta Vincenzo Taormina, altro indagato finito in carcere, che assieme a Francesco Adelfio lo aveva aggredito, minacciato e posto un ultimatum: «Entro domani una risposta per i 50 mila euro». Taormina e Adelfio ragionavano pure sulla tattica del buono e cattivo prima dell’incontro: «Tu prendi e lo annagghi, hai capito? E io tipo te lo levo... e appena lui sbaglia a parlare...». Le pressioni erano legate all’appalto per gli impianti elettrici, idrici e di riscaldamento in una serie di villette.

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