Da Torretta non sarebbero passati soltanto emissari di cosa nostra americana, ma anche i pizzini per Matteo Messina Denaro. Emerge nell'inchiesta che oggi ha portato al blitz dei carabinieri con 10 arresti nel centro in provincia di Palermo. Il ruolo di raccoglitore dei messaggi lo avrebbe svolto, secondo gli investigatori Lorenzo Di Maggio, detto "Lorenzino", tornato in libertà nel 2017.
E' il pentito Antonino Pipitone che lo accusa di essere stato il postino dei messaggi per il capomafia di Castelvetrano. "Gran parte dei pizzini sia della provincia che dei mandamenti di Palermo che dovevano arrivare al superlatitante arrivavano sempre a lui", ha sostenuto il collaboratore di giustizia.
"I biglietti gli venivano consegnati dove lavorava o a casa della madre". Pipitone ha svelato che i pizzini venivano poi consegnati da Di Maggio a Calogero Caruso, "il quale a sua volta li consegnava a Campobello di Mazara, utilizzando l'auto del Comune di Torretta dove Caruso all'epoca lavorava".
Secondo gli investigatori, la mafia di Torretta si sarebbe inserita nel tessuto economico legale, tra edilizia, agricoltura e allevamento di bestiame attraverso il diretto intervento nelle dinamiche di compravendita degli animali e dei terreni. Ma avrebbe controllato anche le commesse pubbliche e private non solo a Torretta, dove sarebbe riuscito ad infiltrarsi nella locale amministrazione influenzando e modificando l'esito delle elezioni comunali del 2018, fino allo scioglimento del Comune del 2019, ma anche nei comuni limitrofi di Capaci, Isola delle Femmine e Carini, oltre che in alcuni quartieri di Palermo che fanno capo al "mandamento" di Passo di Rigano.
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