Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Vucciria, omicidio per un incidente ma con l'ombra della droga: 2 dei 3 fermati sono figli di un boss ucciso

Emanuele Burgio, il 26enne ucciso alla Vucciria

A scatenare la furia omicida sarebbe stata una lite dopo un incidente stradale. Ma l'agguato che ha portato alla morte di Emanuele Burgio, il 26enne ucciso lunedì notte alla Vucciria di Palermo, nasce da vecchie frizioni. Tra la vittima e i suoi assassini i contrasti sarebbero sorti dal controllo delle piazze di spaccio nelle zone della movida palermitana. Attriti mai composti, una tensione permanente, poi l'affronto di Burgio che in uno dei tanti incontri chiarificatori organizzati per mettere pace, dopo l'incidente avrebbe pestato Giovan Battista Romano, rampollo di un'altra famiglia di Cosa nostra. La mafia aleggia su quanto è successo alla Vucciria, anche se solo marginalmente. L'agguato, infatti, porta la firma di persone che in qualche modo gravitano nell'orbita di Cosa nostra. Matteo Romano, 39 anni, e il fratello Domenico, 49 anni, fermati dalla squadra mobile palermitana per l'omicidio, sono figli del boss del Borgo Vecchio Giovan Battista, scomparso quando aveva 50 anni, nei primi mesi del '95, massacrato di botte, ucciso e sciolto nell'acido. All'epoca si disse anche che il mafioso avrebbe confidato particolari sulla cosca al giudice Giovanni Falcone e anche per questo Cosa nostra lo punì. Dopo le rivelazioni dei pentiti Cucuzza, Brusca e Zanca, vennero condannati per l'omicidio Leoluca Bagarella, cognato di Totò Riina, Vittorio Mangano, ex stalliere nella villa di Berlusconi ad Arcore, Gaspare e Giuseppe Bellino, Nicola Ingarao, Cucuzza e Brusca. Giovan Battista Romano, 29 anni, il giovane che avrebbe avuto un diverbio per questioni stradali con Emanuele Burgio e anche lui fermato per l'omicidio, è figlio di Domenico e porta il nome del nonno. Nell'aprile 2011 venne ucciso con un colpo di pistola alla nuca e fatto trovare in mutande nel bagagliaio di un'auto rubata, in via Titone a Palermo, Davide Romano, 34 anni, fratello di Matteo e Domenico. Arrestato in diverse operazioni antimafia era stato condannato per mafia, estorsioni e droga ed era uscito dal carcere da un mese. Davide Romano voleva rientrare nei vecchi traffici di droga scavalcando però le regole di Cosa nostra. E per questo - dice il pentito Vito Galatolo - il boss Calogero Lo Presti ne avrebbe decretato l'uccisione. Anche un altro fratello dei Romano, Francesco Paolo, è stato coinvolto in inchieste di mafia e droga.

L'omicidio

Lunedì notte, con la scusa dell'ennesimo chiarimento, si sarebbero presentati in tre alla Vucciria, regno dei Burgio: Giovan Battista, il padre Domenico e lo zio Matteo. Un banale diverbio sarebbe stata la scintilla che ha portato all'agguato, ma al centro di tutto ci sarebbe la droga. Gli scooter sarebbero stati parcheggiati lontano dalla zona dell'appuntamento. Lì l'ultima lite. Giovan Battista avrebbe estratto la pistola, una calibro nove e l'avrebbe passata allo zio che avrebbe sparato una, due, tre volte colpendo Emanuele Burgio al torace e alla schiena. Il ragazzo ha cercato di scappare, ma non ha avuto scampo. Arrivato gravissimo in ospedale, è morto al pronto soccorso. Il delitto è avvenuto sotto gli occhi delle telecamere di videosorveglianza di alcuni locali della zona che hanno ripreso la sparatoria. I killer hanno anche ripulito la scena del delitto: la polizia, chiamata da un abitante del quartiere, ha trovato a terra solo qualche traccia di sangue e un casco.

Gli interrogatori

A confermare che a sparare è stato Matteo Romano è il fratello Domenico. Interrogato dalla polizia ha cercato di alleggerire la posizione del figlio Giovanni Battista, finito in cella con lui e con lo zio Matteo. Ha raccontato che a sparare a Emanuele non sarebbe stato il giovane e che il figlio era andato sul luogo del delitto solo per avere un chiarimento con la vittima dopo la lite che i due avevano avuto nei giorni precedenti. A fare fuoco - ha raccontato Romano - sarebbe stato il fratello Matteo. Dalle immagini dei video di sorveglianza piazzate nella zona del delitto si vede infatti Giovanni Battista passare la pistola allo zio. La versione di Domenico Romano adesso dovrà essere vagliata dagli agenti della squadra mobile. Il procuratore aggiunto Salvatore De Luca ha disposto il fermo dei tre indagati per concorso in omicidio. Un omicidio premeditato aggravato dai futili motivi.

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