Palermo, la mafia investe nel centro storico: arrestati 2 prestanome, sequestrato il ristorante Carlo V
A pochi giorni dall’operazione antimafia dei carabinieri che ha portato in carcere il nuovo boss di Pagliarelli Giuseppe Calvaruso, il gip ieri ha usato di nuovo il pugno duro ordinando l'arresto di due presunti prestanome, i fratelli Giuseppe e Benedetto Amato, il primo è il titolare del ristorante Carlo V, che si trova in Piazza Bologni e la cui società che lo gestisce è stata sequestrata. In quel locale nel ferragosto del 2017, ospite d'onore fu Settimo Mineo, il gioielliere che voleva ricostituire il coordinamento tra i vari mandamenti e finito in carcere nell'operazione 'Cupola 2.0' nel dicembre del 2018. Il blitz di oggi è la prosecuzione dell’operazione “Brevis” eseguita a Pasqua, scaturita dall’indagine coordinata da un gruppo di sostituti diretti dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, e che ha portato all'arresto di Calvaruso. Il boss aveva infatti in mente importanti investimenti nel centro storico di Palermo contando, secondo gli investigatori, anche sui due fratelli Amato, accusati di essere suoi prestanome. Uno di loro, tra l'altro, è rientrato la sera del 12 aprile dalla Spagna dove, a Lanzarote – nelle Canarie – voleva aprire una attività commerciale per la somministrazione di cibi e bevande. Giuseppe Calvaruso avrebbe progettato con l'appoggio dei prestanome di costruire un “impero commerciale” che potesse garantire in futuro, ingenti entrate formalmente lecite. Come ha anticipato Vincenzo Marannano sul Giornale di Sicilia in edicola, sono stati sequestrati la società che gestisce il Carlo V, una serie di conti e carte prepagate, una Range Rover Sport, una Porsche Cayenne e un gommone Icon 28S con motore da 300 cavalli. I beni sequestrati ammontano complessivamente a 2.500.000 di euro circa. Fra questi anche la ditta “Edil Professional”, azienda edile, secondo l’ordinanza del GIP, fittiziamente intestata a due indagati, fra cui Giovanni Caruso, anche lui arrestato nel corso della precedente operazione, verso cui Calvaruso aveva fatto convergere numerose commesse per la ristrutturazione di appartamenti e palazzi del capoluogo siciliano. La società, secondo le indagini, sarebbe in mano a nomi di copertura del boss di Pagliarelli. Dalle intercettazioni emerge che Calvaruso – ufficialmente dipendente della ditta – avrebbe realizzato importanti cantieri in città. Un particolare confermato anche dal fatto che l’erede di Settimo Mineo, come risulta dalle carte, avrebbe usato la cassa della Edil Professional per le proprie spese, anche le più banali, come si legge sul Giornale di Sicilia in edicola.