Esplose in aria dieci colpi di fucile nel cortile della sua casa di campagna, imprecando contro l’allora sindaco di Alia, Felice Guglielmo. Per i reati di minaccia aggravata, accensione ed esplosioni pericolose, Antonino Guccione, 73 anni, pensionato, circa un anno fa venne deferito dai carabinieri della caserma cittadina alla Procura della repubblica di Termini Imerese. Oggi il caso è archiviato.
Dopo undici mesi, a mettere la parola fine a una paradossale vicenda che ha tenuto banco tra l’opinione pubblica locale è il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Termini Imerese Valeria Gioeli che, su proposta del pubblico ministero Daniele Di Maggio, ha disposto a favore del legittimo proprietario il dissequestro e la restituzione dell’arma e delle munizioni inesplose. Per il gip “gli elementi raccolti durante le indagini – si legge nel decreto - sono inidonei a sostenere l’accusa in giudizio nei confronti dell’indagato”.
Quello verificatosi lo scorso 28 maggio in contrada Chianchitelle, zona periferica del piccolo centro del Palermitano, potrebbe essere un caso, seppur straordinario, di cronaca paesana, se non fosse che ha visto coinvolto l’ex primo cittadino, “responsabile – secondo il pensionato – dell’assenza di energia elettrica nella sua sua zona per l’intera mattinata senza alcun preavviso”.
E così, stanco per i ripetuti ed inevasi solleciti, Guccione imbracciò la doppietta calibro 12, regolarmente detenuta, e uscito nel cortile di casa, sparò in sequenza dieci colpi “al fine di porre in essere - secondo gli inquirenti – un palese atto di minaccia nei confronti del sindaco di Alia”. L’accaduto venne notato da un corriere della ditta Sda che stava per effettuare a casa Guccione una consegna. Lo spedizioniere non esitò ad avvertire i militari dell’Arma che arrivarono sul posto e trovarono il pensionato con il fucile ancora fra le mani, pronto a confermare di aver esploso i colpi d’arma da fuoco per protestare contro il primo cittadino. Le immediate indagini accertarono pure che il pensionato, difeso dall’avvocato Marco Guccione, aveva in precedenza telefonato al Comune pretendendo dalla centralinista di parlare con il sindaco. Di fatto però non lo incontrò mai, né riuscì a rintracciarlo al telefono. I carabinieri comunque sequestrarono l’arma per scongiurare eventuali situazioni di pericolo. Il sindaco, dal canto suo, non esitò a denunciare l’accaduto e a querelare il cittadino.
L’episodio ebbe subito eco soprattutto sui social e fu oggetto di dibattito per ben due volte in consiglio comunale. Oggi la vicenda è stata archiviata perché i fatti sono stati ritenuti infondati e gli elementi raccolti non sufficienti per accusare Antonino Guccione dei reati ascrittigli.
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