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Sparatoria allo Zen di Palermo, il gip crede ai testi: restano in carcere tutti i fermati

In tre avevano deciso di restare in silenzio davanti al Gip. Un quarto aveva tentato di discolparsi dicendo di non essere sul luogo della sparatoria ma il suo alibi, per ora, non ha convinto. Le testimonianze di Giuseppe Colombo, uno dei tre obiettivi della sparatoria dello Zen di Palermo, e della compagna hanno retto all’esame dell’udienza di convalida dei quattro fermati di sabato scorso.

Restano rinchiusi a Pagliarelli il calciatore Nicola Cefali, 24 anni, il padre e macellaio Giovanni Cefali, di 52, Vincenzo Maranzano, di 49, cugino degli altri arrestati Pietro e Letterio, e Attanasio Fava, di 37, cognato dei Maranzano. Colombo, che assieme ai suoi due figli si era trovato coinvolto nello scontro con il commando della famiglia Maranzano, aveva raccontato a caldo la sua versione dei fatti che, poi, per timore non voleva più confermare.

Ma la sua compagna che aveva chiamato la polizia e raccontato cosa stava per succedere, chiedendo prima di intervenire allo Zen, e poi aveva chiesto nuovamente aiuto dopo la sparatoria, non si era tirata indietro. E Colombo, alla fine, l’aveva seguita.

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