Coronavirus, in Sicilia la metà dei casi sono in provincia di Palermo: verso una zona gialla "rafforzata"
In Sicilia i nuovi casi giornalieri di Coronavirus sono giunti a quasi 600, numeri che vengono costantemente monitorati ma che preoccupano anche in considerazione dei focolai che stanno emergendo in varie parti della regione. La provincia che registra i maggiori contagi è Palermo e se da un lato il dato potrebbe essere normale visto che è il territorio più vasto e vengono effettuati più tamponi, dall'altro c'è da sottolineare che soltanto nella giornata di ieri sono stati registrati metà dei casi totali siciliani ovvero 295 su 595. Catania, seconda per casi giornalieri, ieri ha registrato 106 casi. Preoccupano, come detto, anche i focolai come quello di San Mauro Castelverde: 50 positivi e 60 persone in quarantena su quasi 1.400 abitanti e il sindaco Giuseppe Minutilla ha chiesto alla Regione l'istituzione immediata della zona rossa nel proprio comune. All'origine dell'emergenza sarebbero alcune feste clandestine nelle case di campagna alle quali avrebbero partecipato studenti degli istituti scolastici di Cefalù e di Gangi. Proprio da una scuola di Gangi è partita la segnalazione. La Sicilia, al momento, è tra le poche regioni in zona gialla ma già nel fine settimana potrebbe essere destinataria di nuove misure restrittive, così come tutto il resto d'Italia. Nel verbale trasmesso al governo, ieri, gli esperti del Cts hanno ribadito la necessità di riportare l’Rt sotto l’1 in tutta Italia e dunque si ritiene indispensabile "l’innalzamento delle misure previste per ogni fascia di rischio", compresa quella gialla.ù
Rafforzare le misure restrittive nelle fasce gialle, ma non solo. Il Comitato Tecnico Scientifico, infatti, ha consigliato il governo di imporre chiusure nel fine settimana come avvenuto durante le vacanze di Natale, delle vere zone rosse con bar, ristoranti e negozi chiusi per fermare le varianti e limitare al massimo gli spostamenti delle persone nelle aree di maggiore contagio. Tra le indicazioni inviate al governo, il Comitato ha anche ribadito la necessità di introdurre il criterio relativo all’incidenza settimanale: con 250 casi ogni 100mila abitanti si va automaticamente in zona rossa. La proposta era già stata avanzata dall’Istituto superiore di Sanità, e condivisa dal Cts, nella riunione dell’8 gennaio ma era poi stata respinta dalla Regioni secondo le quali un criterio simile avrebbe penalizzato quelle che effettuano più tamponi. E nel Dpcm del 14 gennaio, l’ultimo del governo Conte, la modifica non era stata recepita.
Adesso si attendono le decisioni del governo, che verranno prese a breve, che modificheranno l'ultimo Dpcm in vigore dallo scorso 6 marzo.