Collabora con la giustizia il boss Gaetano Fontana, appartenente alla cosca mafiosa dell’Acquasanta, una delle più potenti di Palermo, perchè nel suo territorio rientra l’unica vera industria del capoluogo siciliano, i Cantieri navali. Fontana è figlio del capomafia Stefano, morto nel 2013, e venne arrestato nel maggio scorso, nell’ambito di un’operazione della Guardia di Finanza denominata 'Mani in pasta', che travolse il gruppo familiare rappresentato proprio dai Fontana e dai cugini Galatolo, fra i quali ci sono già alcuni pentiti, come i fratelli Vito e Giovanna Galatolo. Anche uno zio del nuovissimo collaboratore, Angelo Fontana, fratello di Stefano, collabora con la giustizia, ma si rese protagonista anni fa di alcune dichiarazioni fasulle, da lui rese a proposito del fallito attentato dell’Addaura contro il giudice Giovanni Falcone. Gaetano Fontana, che è fra coloro che si avviano verso il processo 'Mani in pasta' (l'indagine è stata dichiarata conclusa), era uscito dal carcere nel 2013 ma vi aveva fatto ritorno un anno dopo, per essere nuovamente liberato nel 2017, a fine pena. Dieci mesi fa l’ennesima cattura. Oltre a occuparsi di tutto quel che avviene attorno alle ditte che lavorano nel Cantiere navale, i Fontana-Galatolo si occupano di produzione e commercializzazione del caffè, di distribuzione alimentare grande e piccola, dai supermercati ai bar e alle macellerie della zona del mercato popolare di via Montalbo, attiguo allo "Scaro", il mercato ortofrutticolo di Palermo. Le due cosche sono molto attive anche sul fronte delle scommesse e operano sulla piazza di Milano, dove lo stesso Gaetano si era trasferito e aveva aperto una gioielleria nel quadrilatero della moda.