L’intervento che ha fatto all’inaugurazione dell’anno giudiziario è stato per lui l’ultimo da procuratore generale di Palermo: ad aprile, dopo otto anni dalla presa di possesso, scadranno gli otto anni del mandato di Roberto Scarpinato, storico pm dell’ufficio inquirente del capoluogo siciliano. A 69 anni dunque, fra tre mesi, l’ex rappresentante dell’accusa nel processo Andreotti tornerà a essere un sostituto del suo stesso ufficio. Sono otto i candidati alla sua successione,ufficializzati oggi, e, tra l’altro, si riproporrà il duello, emerso dal caso Palamara, fra il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e il Pg di Firenze Marcello Viola. Ma è l’addio di Scarpinato agli incarichi di rilievo (per legge non ne potrà avere altri) a segnare la fine di un’epoca. Il 14 gennaio dell’anno prossimo infatti l’alto magistrato compirà 70 anni e dunque non potrà coprire i quattro anni che il capo di un ufficio direttivo deve assicurare. Protagonista delle principali indagini che portarono ai cosiddetti «Grandi processi» della gestione di Gian Carlo Caselli, Scarpinato si occupò soprattutto del versante politico-giudiziario-mafioso, con l’inchiesta sull'ex presidente della prima sezione della Cassazione, Corrado Carnevale, e soprattutto sul sette volte presidente del Consiglio. Di Giulio Andreotti (per ironia della sorte nato anche lui il 14 gennaio, ma del 1919) Scarpinato, con i colleghi Guido Lo Forte e Gioacchino Natoli, si era occupato anche indagando sull'omicidio del suo fedelissimo Salvo Lima, ucciso il 12 marzo 1992: un delitto che rappresentò lo spartiacque tra la Cosa nostra che usava la politica e quella che aggrediva con violenza gli ex amici, dopo una tregua armata che durava dagli omicidi Mattarella e Insalaco, con cui - nel 1980 e nel 1988 - erano stati colpiti i nemici dell’organizzazione criminale. In dissenso rispetto al capo della Procura che aveva preceduto Caselli, Scarpinato, che sul finire degli anni '80 e al principio dei '90 si era occupato di mafia e appalti, fu tra gli otto sostituti che sfiduciarono Pietro Giammanco dopo la strage di via D’Amelio. Di stragi Scarpinato tornò ad occuparsi tra il 2010 e il 2013, da procuratore generale di Caltanissetta, non solo per cercare di arrivare ai mandanti occulti degli eccidi Falcone e Borsellino ma anche per aprire la revisione del processo che aveva portato alle condanne di sette innocenti, coinvolti nella strage di via D’Amelio dal falso pentito Vincenzo Scarantino. La Procura generale di Palermo, a cui arrivò nel 2013 dopo avere battuto la concorrenza dell’ex procuratore di Palermo Francesco Messineo, si sta occupando adesso del processo Trattativa in appello e ha avocato l’inchiesta per l’omicidio dell’agente di polizia Antonino Agostino e della moglie Ida Castelluccio. AGI