Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

I lavori per le fogne, il piccolo negozio: il lungo elenco delle estorsioni della mafia a Palermo

Prima ancora che scoppiasse l’incendio al cantiere del collettore fognario di Sferracavallo nello scorso settembre, i carabinieri sapevano che i mafiosi si stavano muovendo. Lo avevano scoperto addirittura un anno prima, nel 2019, quando erano scattate le prime intercettazioni. Assieme a questa intimidazione, gli inquirenti ne hanno scoperte un’altra dozzina, che confermano ancora una volta l’assalto di cosa nostra a tutte le attività che possono portare soldi nelle casse dell’organizzazione. Il collettore fognario è un’opera importante e dunque è finita subito nel mirino dei boss, ma ogni pala meccanica che si muove sul territorio viene notata dagli emissari del pizzo. Che chiedono la messa a posto, oppure impongono l’uso di materiali e mezzi. Al macellaio di Tommaso Natale chiesero 1500 euro una tantum, più 250 al mese. E lui prima ha pagato, ma nel frattempo ha fatto tre diverse denunce per fare arrestare i suoi taglieggiatori. Uno dei quali ha un negozio di frutta a due passi dal suo. All’impresario funebre imposero una cresta da 800 euro, su un funerale che ne costava poco meno di 3000. Andò molto peggio ad un imprenditore edile che ha avuto il coraggio di denunciare nonostante la gravissima minaccia subita. Gli estorsori gli dissero che sapevano dove stava sua figlia e se la sarebbero presa con lei. E anche con sua moglie. Il motivo? Doveva rinunciare a realizzare impianti elettrici e di riscaldamento in 7 delle 16 ville che stavo costruendo, il resto del lavoro spettava infatti ad una ditta amica dei boss. Per lui il danno sarebbe stato di circa 160 mila euro. I boss usarono le maniere forti, il costruttore sarebbe stato preso di forza e sbattuto contro il muro, doveva pagare subito 50 mila euro di pizzo. E uno del commando gli disse: «I nuovi che sono usciti ora sono gente pericolosa e vecchio stampo, non ti vengono a bruciare la macchina, ma ti ammazzano direttamente». Eppure ha avuto il coraggio di rivolgersi ai carabinieri. L'articolo completo sul Giornale di Sicilia in edicola

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