Ai domiciliari Vincenzo Li Calzi, 45 anni di Canicattì, considerato braccio destro del faccendiere Salvatore Manganaro, coinvolto nell’inchiesta “Sorella sanità”, che ha sveltao un giro di mazzette nella sanità palermitana. Il provvedimento è stato eseguito dagli uomini del comando provinciale della guardia di finanza di Palermo. “Sorella sanità” aveva visto coinvolte 12 persone responsabili, a vario titolo, di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, istigazione alla corruzione, rivelazione di segreto di ufficio e turbata libertà degli incanti in relazione a importanti gare d’appalto bandite in ambito sanitario. Nell’ordinanza il gip non aveva disposto nessuna misura cautelare nei confronti di Li Calzi: gli elementi investigativi raccolti non erano stati considerati sufficienti a corroborare le ipotesi accusatorie della Procura. Adesso il Tribunale del Riesame, accogliendo l’appello dei pubblici ministeri, ha disposto con i domiciliari con l’accusa di corruzione aggravata, in concorso con l'ex manager dell'Asp di Trapani, Fabio Damiani; Manganaro, Francesco Zanzi e Roberto Satta. In particolare la sua posizione è stata presa in esame in relazione all’aggiudicazione di due gare d’appalto, bandite una dall’Asp di Palermo e l’altra dalla centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana, sulla manutenzione di apparecchiature elettromedicali. Li Calzi avrebbe svolto il compito di “contabile delle tangenti” per conto di Manganaro, del di cui era prestanome per le principali società di comodo e per il trust nei quali confluivano le ricchezze illecitamente accumulate.