Per la prima volta viene riconosciuto da un Tribunale italiano il rapporto di lavoro subordinato, a tempo pieno e indeterminato di un rider. È accaduto a Palermo, dove il giudice del lavoro Paola Marino, dopo la proposta di conciliazione fatta a fine ottobre, ha emesso la sentenza definitiva disponendo la reintegra di Marco Tuttolomondo nel posto di lavoro a Glovo con un contratto di lavoro subordinato a tempo pieno e indeterminato, con uno stipendio orario, quindi non più a cottimo, e con inquadramento di sesto livello, applicando il contratto collettivo del Terziario, distribuzione e servizi. Tuttolomondo, rider di 49 anni, aveva avviato una causa fatta contro l’azienda spagnola per contestare di fatto il suo licenziamento. Il giudice, afferma Nidil Cgil che ha seguito il caso, ha anche disposto un risarcimento del danno dal giorno della disconnessione al giorno della effettiva reintegra e la differenza retributiva tra quanto guadagnato dal rider con il contratto autonomo e quanto gli sarebbe spettato con un contratto di lavoro subordinato. La vicenda giudiziaria era partita all’inizio di quest’anno. Era stata l’organizzazione sindacale a seguirla da quando era stato di punto in bianco "disconnesso" dalla piattaforma per cui consegnava cibo e bevande a domicilio. È, spiega la Cgil, una "sentenza storica" e "una vittoria molto importante nella strada del riconoscimento dei diritti e delle tutele per questi lavoratori che, in questa fase di epidemia, stanno tenendo in piedi un pezzo importante del nostro tessuto produttivo". "Ci aspettiamo un cambio di rotta da parte delle piattaforme che si ostinano a ritenere questi lavoratori come autonomi - dichiarano il segretario generale Nidil Cgil Palermo Andrea Gattuso e il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo - E’ una vittoria di tutti e per tutti - aggiungono Gattuso e Ridulfo - in quanto nasce dalla spinta dei lavoratori e da un rapporto intenso tra questi e il sindacato e va nella prospettiva di un ampliamento dei diritti per tutti i lavoratori. Questo riconoscimento potrebbe perfino andare ben oltre il perimetro del lavoro dei rider, arginando la proliferazione degli ultimi anni di contratti di lavoro autonomo per mansioni che sono state sempre tipiche del lavoro subordinato". Il rider era attivo da tempo nel movimento per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori e tra i militanti di Nidil Cgil Palermo e aveva denunciato le difficoltà vissute dai ciclofattorini delle piattaforme di delivery. Poco dopo, racconta il sindacato, la sua App è stata "bloccata" impedendogli di prestare la sua attività lavorativa. "Questa è la prima pronuncia del genere. «Le richieste presentate nel ricorso, che porta la firma degli avvocati romani di Filcams, Nidil e Filt Carlo de Marchis, Matilde Bidetti, Sergio Vacirca e dell’avvocato palermitano di Nidil Giorgia Lo Monaco, sono state accolte integralmente - dichiara il team di avvocati che ha seguito il ricorso - E’ una sentenza che ci riempie di orgoglio. Parte da Palermo il primo riconoscimento giudiziario di una forma di lavoro che da sempre riteniamo non possa essere svolta con un contratto di lavoro autonomo ma debba essere regolata come un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato".