La terza sezione della Corte d’appello di Palermo ha ridotto le pene a sei degli otto imputati del processo per il riciclaggio dei beni della famiglia mafiosa dell’Acquasanta. Due le assoluzioni decretate dal collegio presieduto da Antonio Napoli: riguardano Giorgio Marcatajo, che in primo grado aveva avuto 2 anni e 10 mesi, e l’ingegnere Francesco Cuccio (5 anni e 6 mesi). Gli sconti di pena sono stati concessi invece ad alcuni degli appartenenti alla famiglia dei costruttori Graziano, secondo gli inquirenti legata ai Galatolo: si tratta di Angelo Graziano, oggi condannato a 4 anni e mezzo, contro i 6 del primo grado; il fratello Francesco Graziano 10 anni e 11 mesi (14 anni e 2 mesi in tribunale); il boss Vincenzo Graziano, padre degli altri due, accusato in questo caso solo di avere intestato una serie di beni ad alcuni prestanome, ha avuto 3 anni e 9 mesi (4 anni e 2 mesi). Poi Giuseppe e Ignazio Messeri, padre e figlio: 2 anni e 3 mesi ciascuno (2 anni e 9 mesi) e infine Maria Virginia Inserillo, moglie di Francesco Graziano e nuora di Vincenzo Graziano, un anno e 2 mesi (4 mesi in meno). Al centro di tutti i meccanismi, secondo l’accusa, un avvocato morto il 22 aprile 2016, Marcello Marcatajo, padre di Giorgio. Caduta nel processo di appello, per molti reati, l’aggravante di avere agevolato Cosa nostra.