Santa Rosalia, l'omelia di Lorefice: "La nostra meravigliosa Sicilia ferita ancora una volta"
La vera arma vincente contro la "pandemia che attenta ai nostri cuori e li fa assopire fino a farci alzare la mano contro gli esseri umani e a deturpare la Terra" è l'amore. Ne è convinto l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice che oggi ha pronunciato la sua omelia per Santa Rosalia, raggiungendo il santuario di Monte Pellegrino. È l'amore il vero vaccino contro la cattiveria che ci porta a escludere chi è diverso da noi, chi è fragile o di altra etnia. Il riferimento è ai migranti che arrivano nelle coste italiane. "La peste ci porta ad escludere e ad eliminare altri uomini, soprattutto se indifesi e fragili, o diversi da noi per colore di pelle, condizione sociale, cultura, religione - dice Lorefice - Il contagio che ci fa sfruttare la madre e sorella che ‒ come cantava Francesco d’Assisi ‒«ne sustenta e governa» (FF 263), occupandola con ingordigia e stuprandola con violenza come se fossimo l’unica e l’ultima generazione ad abitarla". "In questi giorni il nostro mare è stato ancora funestato da naufragi e respingimenti per opera di cuori intolleranti e indifferenti nei confronti di tante donne e di tanti uomini, di minori e neonati dell’Africa e del Medio Oriente. Cuori che covano odi razziali, precomprensioni culturali, strumentalizzazioni politiche. Cuori gretti che temono di perdere sedicenti sicurezze costruite sulla sabbia, come ci ha dimostrato Covid 19". Nel giorno in cui si celebra Santa Rosalia, l'arcivescovo ricorda l'amore che la spinse nella sua "scelta radicale di vita eremitica che la condusse a ritirarsi definitivamente nello speco di Monte Pellegrino". Santa Rosalia è simbolo autentico di amore, portatrice di un messaggio di cui avere cura: "La sua fede coincideva con la sua vita di amore, segnata dall’amore. Questo è il primo grande insegnamento che oggi ci consegna Santa Rosalia. È l’amore il segreto, il segno e il messaggio di ogni vera religione! Il distintivo di ogni vera donna e uomo di fede". Ma anche la Terra necessita di amore e rispetto. Stavolta il riferimento è agli incendi che in questi giorni hanno devastato alcune delle zone più autentiche della Sicilia. "La nostra meravigliosa regione, i nostri monti e le nostre colline - dice Lorefice durante l'omelia - sono stati ancora e ripetutamente funestati da numerosissimi incendi devastanti, opera quasi sempre delle mani dell’uomo mosse da cuori refrattari all’amore, impregnati di risentimento e di avido interesse,incapaci di custodire la bellezza del creato. Hanno portato distruzione, paura, sfollamenti; inquinato l’aria, distrutto la flora e la fauna, incenerito i nostri agrumeti e uliveti. È stato ferito ancora una volta questo angolo stupefacente della Terra che è la nostra Isola; è stato ancor più impoverito e ulteriormente ipotecato il futuro dei nostri figli, già costretti a guardare con diffidenza e ad abbandonare la loro terra, bella ma straziata e tormentosa, sempre più arida e deludente, in regressione piuttosto che in progressione". L'amore come fonte di speranza. "È questo il secondo insegnamento che ci lascia oggi la nostra Santuzza. Lo conferma il post su facebook che mi è stato inoltrato ieri dopo che era circolata la foto del bambino nato qualche giorno fa in elisoccorso da una giovane donna della Guinea arrivata con un barcone a Lampedusa. Chi ama Cristo ama sempre. Contribuisce a rendere bella la Terra perché sia casa accogliente per tutti. La fede vera ha il volto dell’amore e della speranza".