La seconda sezione del tribunale di Palermo ha condannato a otto anni di carcere un imprenditore edile che avrebbe commesso quelli che un tempo erano atti di libidine (da anni assorbiti nella violenza sessuale) sulla figlia di cinque anni della propria compagna, una donna sudamericana.
L’uomo, che si trova agli arresti domiciliari, era stato accusato dalla ex convivente, che poi però aveva ritrattato. Il collegio presieduto da Roberto Murgia ha accolto le richieste del pm Maria Rosaria Perricone, del pool soggetti deboli, coordinato dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi.
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