Rinviati a giudizio tutti gli indagati per la morte di un'anziana, travolta nel sonno da un masso staccatosi dal costone di Monte Gallo. Si tratta dei tre ex assessori alla protezione civile e tre capi di quel dipartimento. Il gup di Palermo Rosario Di Gioia ha rinviato a giudizio, a vario titolo, tutti gli indagati per disastro, omicidio colposo e lesioni per la morte di Ornella Paltrinieri Galletti, l’anziana travolta nel sonno da un masso di cento tonnellate che si staccò il 27 novembre 2015 da monte Gallo, a Palermo. Roberto Clemente, Aristide Tamajo ed Emilio Arcuri sono i tre ex assessori alla protezione civile, che hanno ricoperto l’incarico dal 2004 e il 2015. I tre capi di quel dipartimento invece sono Salvatore Badagliacca, Nicola Di Bartolomeo e Francesco Mereu. Quest’ultimo, insieme a Filippo Carcara e Antonio Dino, era responsabile unico del progetto (Rup) della messa in sicurezza di monte Gallo, che iniziò con dieci anni di ritardo la settimana dopo la tragedia. Andranno a processo anche Massimo Verga, progettista e direttore dei lavori e i tecnici Camillo Alagna, Emilio Di Maria, Giuseppe Vinti. Il gup nei mesi scorsi aveva archiviato le posizioni dell’attuale sindaco Leoluca Orlando e del suo predecessore Diego Cammarata. Stessa decisione per gli ex dirigenti Mario Li Castri, Fabio Cittati, Vincenzo Cerniglia, Rosario Verga e Aldo Pisano. I parenti della vittima, assistiti dall’avvocato Alessandro Campo, si opposero solo all’archiviazione dei due primi cittadini e di Li Castri, ma il giudice lo scorso gennaio ha deciso la definitiva uscita dei tre dal processo. La donna è morta in via Calpurnio, nella zona di Mondello. Il giorno della tragedia i vigili del fuoco trovarono sotto le macerie il corpo di Paltrinieri Galletti, 88 anni. Nella stessa abitazione furono soccorse la figlia di 52 anni e la nipote, una diciannovenne portata in ospedale e dimessa giorni dopo. La Procura sequestrò la villetta e avviò le indagini per accertare se la casa fosse stata costruita nel rispetto delle normative edilizie, se la zona fosse considerata a rischio e se fossero state adottate misure per la messa in sicurezza della parete rocciosa. Secondo i pm Silvia Benetti e Bruno Brucoli, i politici indagati e i responsabili degli uffici comunali di Protezione civile avrebbero omesso di adottare urgenti interventi non strutturali per la mitigazione del rischion nelle aree in dissesto della zona B della parete rocciosa di Monte Gallo, considerata la lunga fase di progettazione ordinaria , i cui lavori definiti «urgenti e necessari» nel 2004, furono avviati solo a dicembre del 2015 dopo la tragedia.