Mafia, sulle Madonie torna a comandare il vecchio boss: 11 arresti, affari con le forniture di carne e con l'Oktoberfest
La mafia faceva affari con le forniture di carne, ma aveva esteso i suoi tentacoli anche sull'Oktoberfest di Finale di Pollina. Un giro di interessi e soprattutto di estorsioni che avevano esteso il raggio di azione del mandamento di San Mauro Castelverde. Un blitz condotto carabinieri del Comando provinciale di Palermo ha perà assestato un duro colpo alla criminalità sulle Madonie in provincia di Palermo, con undici arresti. L'accusa è associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di beni, corruzione, atti persecutori, furto aggravato e danneggiamento. Il capomafia Domenico Mico Farinella, fedelissimo di Totò Riina, era tornato a comandare dopo aver evitato l’ergastolo grazie a un ricalcolo della pena basato sull’indulto. I carabinieri lo hanno arrestato a Voghera, dove scontava il soggiorno obbligato dopo la scarcerazione e da lì, attraverso il figlio Giuseppe 27 anni, era tornato a impartire ordini. Le indagini, seguite da un pool di magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, hanno così messo in luce gli assetti e le dinamiche criminali del mandamento mafioso di San Mauro Castelverde, che, dopo l’operazione “Black Cat” dell'aprile 2015, si era riorganizzato, imponendo il proprio potere con minacce e intimidazioni. In questo quadro si inseriscono le numerosissime estorsioni ai danni dei commercianti locali documentate dai carabinieri, così come l’organizzazione di una rete di comunicazione che consentiva agli storici capimafia detenuti di mantenere il comando. Farinella una volta tornato libero all'inizio di quest'anno aveva ripreso le redini del mandamento. Proprio come sette giorni fa con l'operazione che ha portato in carcere i vertici del clan di San Lorenzo a Palermo i carabinieri del comando provinciale hanno svelato il ruolo ancora attivo dei vecchi capi. E le indagini hanno confermato come San Mauro Castelverde fosse ancora il regno dei Farinella. Il nonno Giuseppe morto in carcere nel 2017, il figlio Domenico che dal carcere era appena uscito nel 2020 dopo una lunga detenzione e il nipote Giuseppe che ha gestito le sorti del mandamento tra le province di Palermo e Messina. PADRE E FIGLIO. Le indagini hanno consentito di evidenziare il ruolo ricoperto da Giuseppe Farinella, figlio di Domenico, che anche se a distanza riusciva a mantenere il controllo del mandamento. Nonostante la giovane età, il rampollo ha avuto il compito di coordinare gli altri membri del mandamento che operavano sul territorio, cooperando con uno storico mafioso di Tusa (Messina), Gioacchino Spinnato, che, ben radicato nell’organizzazione di cosa nostra, ha gestito i contatti con gli uomini d’onore degli altri mandamenti, fra i quali Filippo Salvatore Bisconti, già capo del mandamento mafioso di Belmonte Mezzagno, ora collaboratore di giustizia. LE ESTORSIONI. Grazie alle indagini e alla fondamentale collaborazione degli imprenditori vessati, sono state infatti ricostruite 11 vicende estorsive (5 consumate e 6 tentate). Alle vittime era imposto di pagare il pizzo o di acquistare forniture di carne da una macelleria di Finale di Pollina gestita da Giuseppe Scialabba, braccio destro di Giuseppe Farinella. I tentacoli del mandamento si erano allungati anche sull’organizzazione dell’Oktoberfest del 2018 a Finale di Pollina, quando, per impedire la partecipazione alla sagra di un commerciante che non si era piegato alle imposizioni del clan, gli indagati non avevano esitato a devastargli lo stand. Con la libertà, nell’aprile 2019, Domenico Farinella ha deciso di concentrare nelle sue mani il vertice del sodalizio e ha ordinato agli associati liberi di intensificare la presenza sul territorio, avviando una nuova spirale di estorsioni ai danni dei commercianti. Preziosissime sono state le testimonianze delle vittime che, ribellandosi al sistema criminale, hanno trovato il coraggio di denunciare di iniziativa e di collaborare con i carabinieri. Le investigazioni hanno messo in luce anche il sistema dei prestanome per eludere eventuali misure cautelari. Giuseppe Farinella e Giuseppe Scialabba, infatti, avevano fatto risultare terze persone come titolari rispettivamente di un centro scommesse di Palermo e una sanitaria di Finale di Pollina, sottoposti a sequestro per un valore di 1.000.000 di euro. GLI 11 FERMATI. Domenico Farinella detto “Mico”, nato a San Mauro Castelverde, 60 anni, residente a Voghera (Pavia); Gioacchino Spinnato, nato a Tusa, 68 anni, uomo d’onore del mandamento di San Mauro Castelverde; Giuseppe Farinella, nato a Palermo, 27 anni, residente a Voghera; Giuseppe Scialabba, nato a Palermo, 35 anni, residente a Finale di Pollina, uomo d’onore del mandamento di San Mauro Castelverde; Francesco Rizzuto, nato a Palermo, 51 anni, uomo d’onore del mandamento di San Mauro Castelverde; Mario Venturella, nato a San Mauro Castelverde, 57 anni, uomo d’onore del mandamento di San Mauro Castelverde; Antonio Alberti, nato a Castel di Lucio, 46 anni, uomo d’onore del mandamento di San Mauro Castelverde; Rosolino Anzalone, nato a Palermo 57 anni, a disposizione del mandamento di San Mauro Castelverde; Vincenzo Cintura, nato a Palermo, 47 anni, a disposizione del mandamento di San Mauro Castelverde; Pietro Ippolito, nato a Resuttano (Caltanissetta), 60 anni, residente a Campofelice di Roccella, a disposizione del mandamento di San Mauro Castelverde; Giuseppe Antonio Di Maggio, nato a Tusa, 63 anni, residente ad Agugliaro (Vicenza), a disposizione del mandamento di San Mauro Castelverde.