Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Furti di carburante a Bellolampo: i ruoli nella banda che incassava 30mila euro al mese

Un operaio impiegato nel movimento terra impartiva gli ordini. Secondo gli inquirenti era Giovanni Calò il capo della banda dedita ai furti di gasolio, scoperti dai carabinieri nella discarica di Bellolampo. Alle sue direttive c'erano Alessandro Milazzo, Francesco Lopitale, Marco Corona, Fausto Mangano, Ciro Aurelio, Benedetto Scariano, Rosario Di Maggio e Salvatore Lullo: tutti dipendenti della Rap, che avevano libero accesso ai mezzi così da potere svuotare i serbatoi dei mezzi pesanti come il compattatore Bomag per movimentare i rifiuti nell'impianto, o le pale cingolate, o ancora il polipo o ragno. C'è anche in dotazione un furgone con una cisterna mobile di mille litri per fare rifornimento durante le operazioni nella discarica. Dal 29 gennaio al 5 giugno 2018, giorno del primo blitz in discarica, ogni azione è stata ripresa dalle telecamere installate dai carabinieri. Il gasolio rubato veniva venduto a un euro al litro e finiva o nel distributore Q8 di via Leonardo da Vinci quando era gestito da Francesco e Gaspare Inzerillo, o acquistato da altri ricettatori arrestati nel corso dell'operazione. Una quantità davvero notevole se si considera che in media la banda rubava 1.300 litri di carburante al giorno. Dunque il guadagno mensile per la banda superava anche i 30 mila euro. Un dirigente dell'impianto, Vincenzo Bonanno, in alcune dichiarazioni fornite ai carabinieri affermava che dal 5 giugno del 2018, data dei primi arresti, al 27 luglio dello stesso anno si era registrato un risparmio mensile di carburante di 20 mila litri di gasolio. Il fabbisogno di gasolio nella discarica era notevole. Per portare fuori le taniche utilizzavano il pickup aziendale. Era Calò, come si legge nell'ordinanza del gip Giulia Malaponte, ad aumentare le ore di utilizzo di un mezzo in modo tale da giustificare gli ammanchi del carburante. A fare da vedetta in tantissimi colpi sarebbe stato Giuseppe Cocuzza. La società Risorse ambiente Palermo (Rap spa) aveva appaltato un servizio di sorveglianza alla Ksm. Ed è proprio da una denuncia dal personale dipendente del servizio di vigilanza dell'ottobre del 2017 che è iniziata l'indagine.  

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