Palermo

Martedì 30 Aprile 2024

Usura ed estorsione, ridotta la pena a madre e figlia bagheresi: estranea la nipote

Un processo iniziato nel novembre del 2017 con l’arresto di due donne bagheresi, ritenute responsabili dei reati continuati di usura ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria. Gli arresti scattarono per Anna Di Salvo, all’epoca sessantanovenne, e la figlia Vincenza Morana, di 43 anni. Nell’operazione coinvolta anche una nipote C. A., quarantenne responsabile di avere prelevato del denaro con una carta bancomat. Il Pubblico Ministro della Procura di Termini Imerese aveva chiesto bei confronti di madre e figlia 9 anni di reclusione. Il Giudice però ha ridimensionato la pena di usura a 4 anni ed assolto le donne dal reato di estorsione. Nel novembre del 2017 -ricordiamo- i carabinieri della compagnia di Termini Imerese avevano dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del tribunale di Termini Imerese, sulla base delle risultanze investigative acquisite dai militari del nucleo operativo e radiomobile, nei confronti delle due donne di Bagheria ritenute responsabili dei reati continuati di usura ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria. L’indagine aveva portato alla luce l’esistenza di un diffuso giro di usura nel comune di Bagheria ad opera delle due donne che avevano messo in piedi una ben organizzata attività illecita di concessione di prestiti a persone in gravi difficoltà finanziaria, con recupero delle somme a tassi usurari, pari ad oltre il 360% annui. Durante le indagini dei carabinieri erano stati accertati oltre 50 episodi nei confronti di 14 vittime, tutte in gravissime condizioni economiche. Le donne -secondo l’accusa- agivano sempre con medesime modalità, fornendo piccoli prestiti, che si aggiravano tra i 100e i 200 euro e pretendendo poi il pagamento il più delle volte entro un mese ad un tasso usurario del 30% ogni trenta giorni. “È stata fortemente ridimensionata - dichiara l’avvocato Camillo Traina legale di Anna Di Salvo e Vincenza Morana - la vicenda con assoluzioni per vari capi di imputazione tra cui l’estorsione, a fronte di nove anni di pena base richiesti, è stata applicata una pena notevolmente inferiore che contiamo di ridimensionare ancora in appello”. “Mi ritengo soddisfatto dell’esito del procedimento - continua l’avvocato Marco Traina che ha difeso in aula C. R., assolta perché il fatto non sussiste-  in quanto la mia assistita era completamente estranea ai fatti”.

leggi l'articolo completo