Il 17 aprile 2015 la notizia aveva fatto il giro del mondo: a bordo di un gommone partito dalla Libia verso le coste siciliane, in pieno mar Mediterraneo, un gruppo di migranti di religione musulmana aveva ucciso 9 compagni di sventura colpevoli di essere di fede cristiana.
Giunti al porto di Palermo, a seguito dell’intervento della polizia giudiziaria, venivano identificati 15 migranti (tra i quali un minorenne) quali autori di tale eclatante fatto di sangue.
Al termine del processo di I grado, svolto presso l’aula bunker dell’Ucciardone innanzi alla Corte di Assise di Palermo, la procura chiedeva per tutti e 14 gli imputati la pena dell’ergastolo per omicidio plurimo aggravato dal movente religioso.
La Corte di Assise invece riteneva insussistente l’aggravante dell’odio religioso, e statuiva 8 assoluzioni e 6 sentenze di condanna ad anni 18.
Nel processo di secondo grado, svolto innanzi alla Corte di Assise di Appello di Palermo, venivano confermate le 8 assoluzioni disposte in primo grado, e statuite ulteriori 4 assoluzioni, confermando la sentenza ad anni 18 di reclusione soltanto per Dumbia Hamed e Uma Kulibaly.
I difensori (Gli avvocati Giuseppe Brancato, Mauro Barraco, Giuseppe Farina e Salvatore Sieli) avanzavano ricorso per cassazione chiedendo l’annullamento della sentenza di secondo grado.
Oggi la I sezione della Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte di Assise di Appello di Palermo, disponendo il rinvio ad altra Sezione della stessa Corte per la prosecuzione del giudizio.
I migranti Dumbia Hamed e Uma Kulibaly, subito arrestati al loro arrivo in Italia, si trovano presso il carcere Pagliarelli di Palermo dall’aprile del 2015.
L’annullamento disposto oggi dalla Suprema Corte sembra chiarire definitivamente l’effettivo svolgimento dei fatti su quel gommone nel mar Mediterraneo nell’aprile 2015, ponendo una pietra sopra definitiva alla ipotesi di strage di migranti cristiani per mano dei migranti musulmani.
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