Mafia, i nuovi equilibri alla Noce e gli incontri di Alfano: "Coinvolto nel progetto della nuova cupola"
Dopo l'arresto di Giovanni Nicoletti, nel febbraio del 2018, con l’operazione “Game Over” e successivamente di Giovanni Musso, all’epoca reggente della famiglia della Noce, cambiarono gli equilibri all'ìnterno del mandamento. E a ricoprire un ruolo di vertice fu Salvatore Alfano, uomo d’onore della famiglia, tornato in libertà nel novembre del 2015 dopo una detenzione scaturita dall’indagine “Gotha”. Alfano, 64 anni, dopo la scarcerazione, ha mantenuto un basso profilo per un lungo periodo fino a quando gli arresti lo hanno “obbligato” ad assumere la responsabilità di riorganizzare il mandamento. A partire da quel momento, tra giugno e dicembre del 2018, sono stati documentati numerosi incontri tra lo stesso Alfano e diversi personaggi di spicco di cosa nostra palermitana. Tra questi, in particolare Settimo Mineo, capo del mandamento di Pagliarelli, Ignazio Traina di Santa Maria di Gesù, Girolamo Monti di Borgo Vecchio e Salvatore Machì di Brancaccio. Era un momento storico e di rilevanza strategica per l’organizzazione mafiosa; nel maggio del 2018, infatti, per la prima volta dopo decenni e proprio su iniziativa di Mineo, era tornata a riunirsi la commissione provinciale di cosa nostra. Dunque, si suppone che Alfano sia stato coinvolto nel progetto del quale facevano parte i più autorevoli esponenti di cosa nostra palermitana. Ma dopo l’operazione dei carabinieri Cupola 2.0, del dicembre 2018, con la quale furono arrestati Settimo Mineo e altri boss di spicco, Alfano preferì delegare la gestione dell’ordinaria amministrazione a Girolamo Albamonte, per limitare la sua esposizione. Il boss, però, si riservò di intervenire nelle questioni più delicate, come accadde dopo una eccessiva pretesa estorsiva avanzata da Francesco Di Filippo e Angelo De Luca, anche loro arrestati nell'operazione di oggi, subito ridimensionata dal boss della Noce.