Dopo la messa di lunedì scorso ha definito "un atto di macelleria eucaristica" l'obbligo di distribuire l'Eucarestia nelle mani e con i guanti così come prevedono le misure contro il coronavirus. Dopo averci riflettuto un altro paio di giorni, il parroco di Sant’Agata a Villabate, don Leonardo Ricotta, ha deciso di dimettersi. La notizia ufficiale della sua rinuncia arriva con un comunicato dell'Arcidiocesi. "A far data dal 21 maggio 2020 - si legge nella nota - il rev. don Leonardo Ricotta, presbitero della Chiesa di Palermo, non è più il parroco della parrocchia S. Agata V.M. in Villabate avendo egli stesso rinunciato a tale ufficio". Nella stessa nota si chiarisce che "in attesa della nomina del nuovo parroco, l’Arcidiocesi di Palermo individuerà nei prossimi giorni un amministratore parrocchiale". In un articolo di Alessandra Turrisi pubblicato sul Giornale di Sicilia martedì scorso, il prete aveva di fatto anticipato la sua decisione. "Esiste un primato della coscienza. E io, in coscienza, non mi presterò a compiere un atto di macelleria eucaristica". Anche nella parrocchia di Sant’Agata a Villabate lunedì è tornata la celebrazione della messa con la presenza dei fedeli, ma don Leonardo non ha voluto distribuire l’Eucaristia per non commettere quello che definisce apertamente un «triplice sacrilegio», perché «la Comunione data nelle mani è un sacrilegio, prenderla con un guanto di plastica è un altro sacrilegio e buttare nella spazzatura quella plastica che ha toccato il Corpo di Cristo è il terzo sacrilegio. È un peccato gravissimo». I fedeli faranno «la comunione spirituale» fino a quando queste condizioni non cesseranno, aveva detto. Il sacerdote è già noto in passato per avere assunto posizioni fortemente critiche contro la Chiesa guidata da papa Francesco ed è molto vicino a don Alessandro Minutella, poi scomunicato. Don Ricotta, nei giorni scorsi, sul canale Youtube di Davide Salmeri e in un’intervista al sito Lafedequotidiana.it, aveva annunciato la sua decisione, le cui motivazioni sono state poi ribadite durante l’omelia di domenica scorsa. "Dovremo dare conto dei nostri silenzi" ha detto nell’omelia. "Non si deve mai venire meno alla verità, neppure a costo dello scandalo - ha avvertito il parroco - Questo predicavano i santi, che non facevano gli opinionisti, non erano i professionisti del 'secondo me', ma mostravano con le vita e con le parole di adorare Cristo nei loro cuori". Poi aveva aggiunto: "Io combatto contro i macellai del corpo di Cristo, perché li amo e voglio che vadano anch’essi in paradiso. Appellatevi alla vostra coscienza, fratelli miei, rifiutatevi di commettere il triplice sacrilegio, per tutti ci sarà il giudizio di Dio e per noi sacerdoti sarà tremendo". Dopo le sue dimissioni, l'Arcidiocesi tiene a precisare: "La prassi di distribuire la comunione nelle mani è in conformità alle norme emanate dal Magistero della Chiesa cui ogni cristiano cattolico deve religioso ossequio della volontà e dell’intelletto. La Congregazione per il Culto Divino, nell’Istruzione Redemptionis Sacramentum, del 2004, n. 92, afferma che 'Se un comunicando, nelle regioni in cui la conferenza dei vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia".