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Palermo, torna in carcere il boss di Brancaccio Antonino Sacco

Torna in cella il boss palermitano Antonio Sacco. Per il 65enne, finora ai domiciliari per l'emergenza coronavirus, il Tribunale di sorveglianza ha disposto la revoca del differimento della pena. La decisione del giudice arriva dopo l’approvazione del decreto legge voluto dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, in seguito alle polemiche scaturite dalle scarcerazioni di centinaia di detenuti, tra cui diversi mafiosi.

Il boss, al vertice della cosca di Brancaccio, da circa un mese si trovava agli arresti domiciliari per motivi di salute. La revoca è stata possibile da una norma del decreto che prevede la rivalutazione della concessione della detenzione domiciliare nel caso in cui sopraggiunga la disponibilità di ospitare il detenuto in una struttura carceraria con un reparto ospedaliero che possa garantire le cure necessarie e in sicurezza.

Il posto è stato designato dal Dap, dove si è già insediato il vice direttore Roberto Tartaglia, ex pm a Palermo e poi consulente della commissione Antimafia. È stato proprio Tartaglia ad aver monitorato le strutture carcerarie per individuare quelle con reparti ospedalieri annessi e idonei a garantire la salute dei detenuti, limitando i possibili contagi da coronavirus.

Questo è il motivo per cui anche per altri detenuti potrebbe profilarsi la revoca dei domiciliari e quindi il ritorno dietro le sbarre seppure in una struttura ospedaliera penitenziaria. Sacco faceva parte di una lista di 376 detenuti scarcerati e posti ai domiciliari per il rischio Covid-19, tra cui boss di primo piano come il camorrista Pasquale Zagaria.

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