Gli affari della mafia ai Cantieri navali di Palermo: "Commesse e appalti gestiti da società amiche"
Gli appalti e le commesse ai Cantieri navali di Palermo facevano gola al clan dell'Acquasanta. Attraverso ditte vicine ai boss, la mafia si infiltrava nel settore, così come emerge dall'inchiesta della Dda che oggi ha portato all'arresto di 91 tra boss, gregari ed estorsori. LA COOPERATIVA. Al centro dell'indagine c'è la cooperativa Spa.ve.sa.na, che secondo gli inquirenti sarebbe stata l'avamposto della cosca all'interno dei cantieri, lo strumento con cui, appunto, gestire appalti, subappalti e commesse. Non a caso, il boss Giovanni Ferrante in una intercettazione definiva la società "cosa nostra". Una serie di mafiosi, poi, risultavano assunti solo sulla carta dalla ditta da cui percepivano stipendi senza mai lavorare. Dall'inchiesta è emerso, inoltre, che era la mafia a scegliere uomini da inserire nelle cooperative di volta in volta interessate alle commesse. Gli inquirenti parlano di "nefasta" presenza del clan Fontana all'interno dei cantieri. Attraverso la gestione occulta della Spa.Ve.Sa.Na, i boss Michele e Giovanni Ferrante avrebbero avuto la possibilità di ottenere importanti commesse. IL CASO. L'inchiesta accenna anche alla vicenda della lettera aperta scritta 4 anni fa da alcuni operai dei cantieri che denunciarono la presenza della mafia nei cantieri. "Guarda cosa hanno combinato al cantiere... hanno fatto i volantini... per farmi arrestare... dicono che io comando al cantiere... al direttore gli hanno mandato il volantino", diceva il boss Giovanni Ferrante non sapendo di essere intercettato. "Dobbiamo evitare di far fare indagini - aggiungeva - a me mi siddia (scoccia ndr) pure sto fatto delle indagini al cantiere navale. Vedi che poi non sono tre anni. Poi sono botte di 10 anni! (di carcere ndr)". LE ALTRE COOP. Dalle indagini è emerso infine che, oltre alla Spa.Ve.Sa.Na., società cooperativa gestita direttamente da Roberto Giuffrida, uomo a disposizione della cosca, anche la cooperativa Rinascita Picchettini era riconducibile ai Fontana, che al vertice avevano messo un loro uomo, Giuseppe Scrima. La Rinascita Picchettini ha ottenuto importanti commesse nel settore della cantieristica navale (come il restyling di quattro navi della importante linea MSC) mettendosi a disposizione della famiglia Fontana per l'esecuzione dei lavori con la sottoscrizione di contratti di sub-appalto, di fatto affidando le scelte operative e gestionali al presidente della cooperativa Spa.Ve.Sa.Na.