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Morto Mimmo Lo Vasco, fu sindaco di Palermo negli anni delle stragi di mafia

Mimmo Lo Vasco, foto di Giuseppe Taormina

E’ morto all’ospedale Civico di Palermo, all’età di 92 anni, l’ultimo sindaco democristiano della città, Domenico Lo Vasco, per tutti Mimmo. Guidò il capoluogo siciliano nel difficilissimo periodo '90-'92, prendendo il posto di Leoluca Orlando, di cui era stato assessore nelle giunte pentapartito e in quelle della cosiddetta 'Primavera di Palermo'.

Lasciò il posto - a giugno 1992, nel periodo compreso fra la strage di Capaci e quella di via D’Amelio - a un altro ex delle giunte penta ed esacolore, Aldo Rizzo, indipendente di Sinistra, durato in carica meno di due mesi e poi a sua volta sostituito dal socialista Manlio Orobello.

Poi il Comune, travolto dalle inchieste antimafia legate al delitto Lima, fu sciolto e nel 1993, agli albori della Seconda Repubblica e col nuovo sistema di elezione diretta, tornò a essere sindaco Orlando, divenuto nel frattempo leader del movimento La Rete.

"Profonda gratitudine per tutto quello che ha fatto, infinitamente grazie di cuore per il grande affetto e l'amore per la tua Marineo e i marinesi! Riposa in Pace Avv. Domenico Lo Vasco!", lo ricorda su Facebook, Giuseppe Taormina (che pubblica foto), docente universitario.

Era stato cancelliere del Tribunale ed era tornato a fare l’avvocato dopo essere andato in pensione. E’ sempre vissuto, fino all’ultimo, in una casa popolare del quartiere Villaggio Santa Rosalia. La sua elezione avvenne non senza contrasti, dopo l’exploit di Orlando, che, esaurita l’esperienze della «Primavera», alle elezioni del maggio 1990 aveva ottenuto quasi 71 mila preferenze personali, mentre Giulio Andreotti invitava gli elettori a votare la lista Dc «dal numero 2 in poi», saltando cioè il sindaco uscente, che era il capolista.

Nonostante la valanga di voti, che trascinò lo scudocrociato ad avere 42 consiglieri su 80 a Sala delle Lapidi, Orlando non ebbe in Consiglio comunale il consenso di tutte le correnti del partito, soprattutto degli andreottiani di Salvo Lima, e il 14 agosto di trent'anni fa gli fu preferito Mimmo Lo Vasco, persona perbene che poteva assicurare la transizione, in quanto ex delle giunte del «laboratorio politico» che aveva portato, per la prima volta a Palermo, il Pci prima all’appoggio esterno e poi ad avere propri assessori «indipendenti» nella giunta esacolore. Ma quelli a Palermo erano anni segnati dal piombo e dal potere mafioso.

Lo Vasco avviò il restauro del teatro Massimo, chiuso dal 1974 per ristrutturazione, la realizzazione di 4,5 chilometri della nuova circonvallazione della città e lo spartitraffico di viale Regina Elena, la strada che unisce il parco della Favorita alla spiaggia di Mondello. Si dimise per effetto dei sommovimenti politici che avevano avviato la fine della Prima Repubblica, con la sentenza del Maxiprocesso, Mani pulite, l’omicidio di Salvo Lima (12 marzo 1992) e la strage Falcone del 23 maggio successivo.

Negli anni a seguire subì tredici inchieste giudiziarie, da cui fu scagionato senza nemmeno essere stato rinviato a giudizio e venendo processato (e anche in questo caso fu assolto) solo una volta. Molto legato anche al paese di Marineo, a 25 chilometri, di cui era stato sindaco per tre volte, Lo Vasco sarà sepolto lì, senza funerali, per l’emergenza Covid.

Fu molto felice di essere stato invitato da Orlando, a cui era rimasto comunque molto legato, all’inaugurazione delle prime linee del tram e applaudì il sindaco, oggi al suo quarto mandato con l’elezione diretta. E da Orlando arriva un messaggio di cordoglio: "A nome mio e dell'intera Amministrazione comunale esprimo il cordoglio per la scomparsa di Domenico Lo Vasco, già sindaco e amministratore di questa città partecipando al dolore di quanti lo hanno conosciuto".

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