"Non voteremo più Leoluca Orlando": ce l'avevano soprattutto con il sindaco i membri della cosiddetta "cricca del cemento", composta da burocrati comunali, imprenditori e politici, scoperta e sgominata nell'inchiesta Giano bifronte sulla corruzione e le speculazioni edilizie al Comune di Palermo. Le indagini basate sulle intercettazioni fanno emergere minacce, piani di vendetta sul piano politico ed elettorale. Come si legge in un articolo di Riccardo Arena sul Giornale di Sicilia che riporta alcuni passi delle intercettazioni, cinquemila voti sarebbe dovuto costare al sindaco Orlando già solo il ritardo, figurarsi poi il no ai programmi costruttivi sulle ex aree industriali su cui aveva messo gli occhi la cricca, in particolare l'area in cui sorgeva la ex Keller, in via Maltese, una fabbrica per la trasformazione degli agrumi a San Lorenzo e un ex colorificio di via Messina Marine. In uno dei dialoghi tra l'imprenditore Lupo e l'architetto Seminerio, entrambi ai domiciliari, e riportati sul Giornale di Sicilia, si legge: «Questi voti - - purtroppo sai come va a finire? Siccome Cammarata non ha fatto niente, per reazione all'ex sindaco...». «Abbiamo votato Orlando!», completava il concetto Seminerio. «Hanno votato Orlando! Questa volta invece, per reazione a Orlando, voteranno più di un altro min...». La notizia completa sul Giornale di Sicilia.