La sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo ha disposto la confisca del patrimonio dell'imprenditore Giuseppe Bordonaro, "re delle cave". Il provvedimento, chiesto dal pm Gery Ferrara, riguarda quote societarie, conti correnti, investimenti finanziari, beni mobili e immobili per circa 16 milioni di euro. Bordonaro, in società con i fratelli Pietro e Benito, - la confisca colpisce anche loro - operava nel settore cave di pietra con produzione e commercializzazione del calcestruzzo, dei conglomerati bituminosi, del cemento, del materiale per costruzioni e del marmo. Nella 'cava Bordonaro' si realizzava la 'pietra di Billiemi', marmo molto pregiato. Condannato a 4 anni e 6 mesi per associazione mafiosa, è ritenuto uomo di fiducia di Angelo Siino, l'uomo della mafia nella gestione illecita degli appalti. Sottoposte a confisca così due società, la Concebi srl, che si occupa di conglomerati cementizi, e la Icm Inerti srl, mentre sono state acquisite dallo Stato quote della Atlantide Costruzioni appartenenti al fratello del prevenuto, Pietro Bordonaro. E poi terreni, immobili, automezzi, conti, polizze, fondi appartenenti anche ad altri familiari di Giuseppe Bordonaro. Pietro Bordonaro l’11 febbraio era stato assolto in appello dall’accusa di concorso in associazione mafiosa, dopo essere stato condannato a otto anni e sei mesi in primo grado, assieme ai costruttori edili Eugenio Avellino e Filippo Chiazzese, anche loro scagionati dalla terza sezione della Corte d’Appello di Palermo. Avellino, come Bordonaro, era accusato di concorso esterno (e aveva avuto sei anni e otto mesi), Chiazzese di fittizia intestazione di beni (cinque anni in tribunale). L’inchiesta originaria era uno dei filoni di mafia e appalti, sull'imprenditoria contigua a Cosa nostra.