La Procura generale di Palermo ha fatto ricorso in Cassazione contro la assoluzione dell’ex ministro Calogero Mannino nel processo sulla trattativa Stato-mafia. I sostituti procuratori Generali Giuseppe Fici e Sergio Barbiera hanno impugnato per motivi di diritto, così come prevede il codice, contestando la logicità e la conformità alla legge della sentenza che, il 22 luglio scorso, aveva scagionato l’ex esponente democristiano dall’accusa di essere stato colui che aveva innescato il complesso meccanismo dei presunti accordi tra boss e pezzi delle istituzioni, nel periodo delle stragi del '92-'93. La decisione oggi impugnata è della prima sezione della Corte d’Appello di Palermo ed era andata oltre la conferma della assoluzione di Mannino, già scagionato in primo grado dal Gup con il rito abbreviato: il collegio presieduto da Adriana Piras, consiglieri a latere Massimo Corleo e la relatrice Maria Elena Gamberini, aveva ritenuto infatti insussistente la tesi della trattativa; non era stata negata cioè solo la responsabilità del singolo imputato, ma anche affermata l’insussistenza delle contestazioni che, in un altro processo, celebrato col rito ordinario, hanno portato in primo grado a sette pesanti condanne, nei confronti di ufficiali dei carabinieri (Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno) e mafiosi (Leoluca Bagarella e Antonino Cinà, prescritto Giovanni Brusca), oltre che di Massimo Ciancimino e Marcello Dell’Utri. In questa situazione, per la Procura generale, diretta da Roberto Scarpinato, diventa molto difficile sostenere l’accusa nel processo oggi in corso davanti alla Corte d’Assise d’Appello, presieduta da Angelo Pellino. E’ per questo che Mannino, già processato e assolto dall’accusa di concorso in associazione mafiosa, dovrà tornare per la terza volta di fronte alla suprema Corte.