Scotto sul peschereccio con la vara, l'Arcidiocesi: "Parrocchia estranea ai fatti e contro la mafia"
L'Arcidiocesi di Palermo non ha nulla a che vedere con l'omaggio al boss Gaetano Scotto. In una nota inviata dall'ufficio stampa viene precisato che "la presenza del boss a bordo dell'imbarcazione privata che trasportava la statua del Santo non è riconducibile in alcun modo né alla Confraternita 'Sant'Antonio di Padova all'Arenella' (organizzatrice dei festeggiamenti) né tanto meno alla parrocchia di Sant'Antonio di Padova". Il riferimento è a quel che accadde nella borgata il 13 giugno del 2016, pochi mesi dopo la scarcerazione di Scotto da Rebibbia e il suo ritorno all'Arenella. Il boss sarebbe stato, infatti, destinatario di un "omaggio" nel corso di una processione religiosa. "Al suo rientro all'Arenella trovò un intero quartiere ad attenderlo", hanno raccontato ieri gli investigatori dalla Dia. In un colloquio telefonico con la fidanzata di allora, Giuseppina Marceca, Scotto interruppe la conversazione affermando che per fare passare il Santo 'aspettavano lui'". I due fidanzati, infatti, salirono su un peschereccio con la vara del Santo per essere trasportata via mare secondo le regole della processione. L'Arcidiocesi tiene a precisare che "la Confraternita si è anzi premurata di indicare al proprietario dell'imbarcazione il numero di coloro che potevano accompagnare la statua del Santo durante la processione via mare in ottemperanza alle disposizioni della Capitaneria di Porto di Palermo e delle autorità marittime. Se qualcuno - e tra questi lo Scotto - ha deciso di salire a bordo fuori dalle procedure che devono essere normalmente seguite, ciò non è minimamente ascrivibile alla responsabilità degli organizzatori dei festeggiamenti e della parrocchia del luogo". E ancora: "Il parroco della chiesa di Sant'Antonio di Padova don Francesco Di Pasquale e i responsabili della Confraternita Sant'Antonio di Padova all'Arenella non soltanto stigmatizzano l'eventuale presenza di soggetti legati alla criminalità mafiosa che approfittano della presenza di centinaia di fedeli per mischiarsi alla folla ma prendono le distanze da ogni possibile forma di strumentalizzazione di un evento religioso che deve essere vissuto soltanto in ragione di una fede e di una devozione autentiche".