Mafia, riciclati in Toscana i soldi della famiglia di Corso dei Mille: 12 arresti e 60 indagati, tutti i nomi
Arrestate 12 persone per associazione a delinquere e riciclaggio. L'accusa è che favorivano Cosa Nostra. L'operazione denominata "Golden Wood" è della Guardia di Finanza di Prato. Sono stati impiegati circa 300 finanzieri su tutto il territorio nazionale. L'operazione, coordinata dalla Dda di Firenze, che stamani ha portato all'esecuzione di sei misure in carcere e sei ai domiciliari, con un totale di 60 indagati, contesta i reati di associazione a delinquere finalizzata a riciclaggio, autoriciclaggio, emissione di fatture per operazioni inesistenti, nonché reati di intestazione fittizia di beni, contraffazione di documenti di identità e sostituzione di persona. I componenti della banda sono accusati di aiutare la cosca mafiosa di Corso dei Mille di Palermo. L’operazione ha portato anche al sequestro di 15 aziende, decine di conti correnti e disponibilità finanziarie nonchè a 120 perquisizioni eseguite dalla guardia di finanza di Prato sotto la direzione della Dda di Firenze. Lo scopo dell’organizzazione, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, era quello di riciclare i proventi degli affari criminali della famiglia palermitana, capeggiata da Pietro Tagliavia, condannato con sentenza irrevocabile per il reato di associazione mafiosa, figlio di Francesco Tagliavia, già esponente di vertice del mandamento di Brancaccio, condannato anch’egli all’ergastolo sia per la strage di via d’Amelio a Palermo che per quella di via dei Georgofili a Firenze. Gli indagati, secondo quanto accertato dagli inquirenti, si erano messi a completa disposizione di Pietro Tagliavia, nel periodo in cui egli era detenuto nella casa circondariale di Prato, tanto da reperirgli nel 2017 un’abitazione in Campi Bisenzio (Firenze) dove aveva poi scontato gli arresti domiciliari e da fornirgli, clandestinamente, un telefono con il quale mantenere i contatti anche con i propri sodali in Sicilia. La provenienza dalla Sicilia di parte del denaro riciclato ha trovato conferma anche in molte conversazioni telefoniche intercettate e nei successivi riscontri investigativi. Nel corso delle indagini sono stati inoltre rilevati movimenti di denaro, evidentemente 'ripulito', a favore del capo-cosca palermitano. Il riciclaggio ha riguardato anche i proventi dei reati di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, commessi sia nell’ambito dei rapporti tra le imprese gestite dall’organizzazione che a favore di aziende ad essa estranee; queste ultime versavano - tramite bonifico - il corrispettivo degli importi falsamente fatturati, che tornavano poi nella loro disponibilità, in contanti, decurtati della percentuale del 10% a titolo di commissione. In virtù di tali operazioni, che gli stessi indagati chiamavano, nelle conversazioni intercettate, 'fantasmini' le imprese beneficiarie estranee all’organizzazione. GLI ARRESTATI. Finiscono in carcere i palermitani Francesco Paolo Clemente, Gaetano Lo Coco, Francesco Paolo Mandalà, Giacomo Clemente, Francesco Paolo Saladino e i pugliesi Alfonso Domenico Interiale di Lesina (Fg). Ai domiciliari i palermitani Leonardo Clemente, Pietro Clemente, Giulia, Filippo e Vincenzo Rotol e il madonita di Gangi Santo Bracco. I NOMI DEGLI INDAGATI. Salvatore Amorello, Filippo Bertozzi, Elisa Biguzzi, Santo Bracco, Claudio Brasco, Vincenzo Capacchione, Massimo Cappelli, Porfilio Castigliola, Consuelo Cecchi, Giovanni Cirino, Simone Cirino, Francesco Paolo Clemente, Giacomo Clemente, Leonardo Clemente, Piero Clemente, Ivana Di Pofi, Antonino Filippone, Claudio Filippone, Angelo Geloso, Alfonso Imperiale, Gaetano Lo Coco, Francesco Paolo Mandalà, Gaetano Mangano, Giuseppe Mistretta, Giacomo Mulè, Rosalia Orlando, Claudio Petrone, Elio Petrone, Paolo Petrone, Luciano Presa, Antonino Riina, Filippo Rotolo, Giovanni Rotolo, Giulia, Rotolo, Vincenzo Rotolo, Francesco Paolo Saladino, Salvatore Saladino, Emmanuel Thomas Nonis, Jute Thomas Nonis, Giovanna Zaccaria,