La Procura di Palermo ha chiesto la condanna a oltre sette secoli di carcere per 56 tra boss, gregari, estortori e prestanomi dei clan palermitani finiti in manette nell’ambito dell’inchiesta denominata Cupola 2.0 che svelò il tentativo della mafia di ricostituire la commissione provinciale e ricostruì gli organigrammi dei mandamenti di Tommaso natale, Porta Nuova, Pagliarelli, Misilmeri, Belmonte Mezzagno e Villabate. Il processo si svolge col rito abbreviato davanti al gup Rosario Di Gioia. L’accusa in aula era rappresentata dai pm della Direzione Distrettuale Antimafia Amelia Luise, Dario Scaletta e Francesca Mazzocco. I pm hanno chiesto pena comprese tra 2 e 20 anni. Per i collaboratori di giustizia la Procura ha sollecitato la concessione della speciale attenuante prevista dalla legge per il contributo dato alle indagini. Dall’inchiesta emerse il ruolo di vertice di Settimo Mineo, 80 anni, professione ufficiale gioielliere, già condannato al maxiprocesso. Per lui la Procura ha chiesto 20 anni di reclusione. Sarebbe stato lui, nel corso di un summit con Filippo Bisconti, allora reggente del mandamento mafioso di Misilmeri - Belmonte Mezzagno, ora collaboratore di giustizia, e Gregorio Di Giovanni (anche per lui sono stati chiesti 20 anni), reggente del clan Porta Nuova, a stabilire le nuove regole della mafia palermitana. Per Bisconti i pm hanno sollecitato 5 anni e due mesi in virtù della sua collaborazione con la giustizia. L’indagine raccontò una mafia più interessata che mai agli affari: la droga, antico business per anni lasciato alla ndrangheta, le scommesse online, nuova frontiera del guadagno illecito, le estorsioni. I carabinieri ne accertarono più di 30. Bersagli commercianti e imprenditori, soprattutto edili. In carcere finirono anche due rampolli di clan storici: Calogero Lo Piccolo, figlio del padrino di San Lorenzo Salvatore Lo Piccolo, e Leandro Greco, nipote di Michele Greco il «papa». Per loro sono stati chiesti rispettivamente 20 e 16 anni di carcere. Ecco le altre richieste: Giacomo Alaimo 7 anni; Stefano Albanese 12; Filippo Annatelli 18; Gioacchino Badagliacca 14; Filippo Salvatore Bisconti, collaboratore di giustizia, 5 anni e 2 mesi; Giuseppe Bonanno 11 anni e 4 mesi; Carmelo Cacocciola 15 anni; Giovanni Cancemi 14; Francesco Caponetto 20; Francesco Colletti, altro collaborante, pure lui 5 anni e 2 mesi; Giovanna Comito 2 anni; Giuseppe Costa 14; Maurizio Crinò 13 anni e 4 mesi; Filippo Cusimano 14; Rubens D’Agostino 20; Gregorio Di Giovanni 20; Filippo Di Pisa 13 anni e 4 mesi; Andrea Ferrante 10 anni; Salvatore Ferrante 4; Calogero Lo Piccolo 20; Vincenzo Ganci 12; Giusto Giordano 4 anni e 6 mesi; Michele Grasso 12 anni; Leandro Greco, detto Michele, nipote del «Papa» della mafia, 16 anni; Marco La Rosa 10 anni; Gaetano Leto 18 anni; Erasmo Lo Bello 20; il collaborante Sergio Macaluso 2; Michele Madonia 13 anni e 4 mesi; Umberto Maiorana 2 anni e 8 mesi; Domenico Mammi, pentito, 2 anni; Giusto Francesco Mangiapane 13; Matteo Maniscalco 10; Antonio Giovanni Maranto 8 anni e 4 mesi; Luigi Marino 15; Fabio Messicati Vitale 14; Giovanni Salvatore Migliore 14; Settimo Mineo 20; Andrea Mirino 4; Salvatore Mirino 16; Massimo Mulè 14; Domenico Nocilla 14; Salvatore Pispicia 18; Gaspare Rizzuto 20; Michele Rubino 14; Giovanni Salerno 20; Pietro Scafidi 10 anni e 8 mesi; Salvatore Sciarabba 20; Giuseppe Serio 20; Giovanni Sirchia 13 anni e 4 mesi; Salvatore Sorrentino 18; Giusto Sucato 11; Vincenzo Sucato 16 anni e 8 mesi; Rosolino Mirabella 13 anni e 4 mesi; Salvatore Troia 14; Giacomo Alaimo 7; Nicolò Orlando 10 anni e 8 mesi.